Yvonne se ne stava immobile davanti la finestra ormai da un po'. Riprendere il controllo era stato difficile. Continuava a vedere il corpo di Raven senza vita, macchiato di sangue, e l'immagine sovrapposta di una Raven più giovane, appena adolescente, con un sorriso di sfida stampato in faccia e la spensieratezza tipica di quell'età.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivedere quello sguardo, per rivivere anche soltanto uno di quelli che erano stati i momenti più felici della sua vita. Per sentire ancora la sua voce rabbiosa che le chiedeva “perché?”. Perché era cambiata così tanto, perché non l'aveva contattata, perché aveva infranto la loro promessa. Desiderò averle risposto e pregò con tutto il cuore di riaverla indietro.
Pregò... ma nessuno rispose al suo appello.
— Tesoro.
Yvonne si voltò e incontrò lo sguardo della madre.
Freija fluttuò nella sua direzione. — Va tutto bene?
La ragazza rimase in silenzio per un po', poi scosse la testa. — Ho fatto un errore enorme, mamma.
Lo spirito la guardò con dolcezza.
— Che cosa devo fare?
— Impara dai tuoi errori. Non puoi tornare indietro, ma puoi comportarti nel giusto modo da questo momento in poi.
— È tardi. Raven ormai...
— Lo so.
Yvonne sentì nuovamente le lacrime bagnarle le guance.
— È colpa mia. Sono stata io a portarla qui, ho lasciato che Amros attuasse il suo piano, perfino quando ho capito cosa voleva fare con il suo corpo non mi sono opposta. Per un attimo, ho desiderato che morisse per poterti riabbracciare. Io... non so più chi sono.
— Tuo padre sa essere molto persuasivo. Tuttavia, nonostante i buoni propositi, non riesce a mettere da parte il lato oscuro della sua magia. Lo fa sentire potente. Non si è mai accontentato. Ci amava, ne sono certa, probabilmente a suo modo ci ama ancora, ma continua a distruggere tutto ciò che tocca.
— E io sono come lui... — sospirò Yvonne.
— Non dire così, ricorda quello che ti ho insegnato.
— Me lo ricordo, mamma. Ricordo ogni parola. Ma quando mi sono trovata davanti ad una scelta, ho scelto la magia. Ho pensato che con un po' di potere avrei potuto fare giustizia, vendicarti.
Yvonne si strofinò gli occhi. — Ho infangato la tua memoria. Non sono degna di essere tua figlia.
Freija istintivamente allungò una mano verso di lei, pur sapendo che non ci sarebbe stato alcun contatto. Eppure...
Entrambe trasalirono quando una scossa percorse i loro corpi.
— Che succede? — chiese Yvonne.
Lo spirito fluttuò indietro e la sua essenza lattiginosa iniziò a schiarirsi visibilmente.
— Mamma...?
— Il tuo potere. Si sta attivando.
— Quale potere?
— Sei mia figlia, Yvonne. Sei una Custode. E il Vidyr ti sta chiedendo di restituirgli ciò che è suo di diritto: la mia anima.
— ...alla tua destra.
Thalia alzò la testa dalle pagine. — Cosa?
Amros sospirò. — Il libro alla tua destra. Ne ho bisogno.
La maga glielo passò per poi riprendere a leggere.
— Non arriveremo da nessuna parte in questo modo. Sei distratta. Ho bisogno che ti concentri o non funzionerà.
Thalia chiuse gli occhi. Rimase in silenzio per qualche istante prima di scattare in piedi così violentemente da rovesciare la sedia su cui era adagiata.
— Tu hai bisogno? Hai ancora il coraggio di dettare legge dopo quello che hai fatto?
Lo stregone fece per parlare, ma gli occhi di Thalia si illuminarono di una luce così chiara da farli sembrare argentei. E le labbra di Amros si pietrificarono per magia.
— Sei un manipolatore, un assassino. Pensi di sapere tutto, di possedere la vera conoscenza, ma ti sbagli. Ho conosciuto altri come te, stupidi stregoni che credevano di poter sovvertire le leggi naturali senza alcuna conseguenza.
Thalia si avvicinò a lui e si chinò sul suo orecchio, con un sorriso rabbioso.
— Ti dirò una cosa: tu morirai. E quando accadrà, il tuo spirito non si reincarnerà. Continuerà a vagare fino a consumarsi, percependo il dolore di tutti coloro che ha fatto soffrire. Ogni singolo essere vivente mangerà una parte di te e ti sentirai così vuoto, così perso, che desidererai di non essere mai nato.
Amros le diede una spinta e la maga raddrizzò la schiena, godendo del pallore sul viso dell’uomo. Poi fece scattare una mano verso il suo viso e gli strinse le guance, liberandolo dall'incantesimo.
— Se pensi di spaventarmi... — ansimò lui.
Thalia rise. Poi sbatté la mano sul libro sotto il suo naso. — Non voglio spaventarti. Voglio che tu faccia del tuo meglio, perché se qualcosa va storto, questa volta ti ucciderò con le mie stesse mani — disse con voce ferma.
Non c'era traccia di cattiveria o aggressività neppure quando, riprendendo posto, aggiunse: — O forse lo farò in ogni caso.
— Mamma, no! — urlò Yvonne. — Ho bisogno di te. Se svanisci ora non saprò come fermare l’albero. Non posso farlo da sola!
— Non dipende da me — rispose Freija.
Yvonne tentò di stabilire di nuovo un contatto, ma lo spirito si tirò indietro.
— Così peggiorerai le cose.
— Ma...
— Sta’ tranquilla. Ti spiegherò tutto, puoi farcela. Fidati di te stessa.
Yvonne si asciugò le lacrime.
— No, non ce la farà — s'intromise una voce.
Entrambe le donne si voltarono verso la porta. Jared era sulla soglia, serio come Yvonne non l’aveva mai visto.
— Non è in grado di collaborare, né tantomeno sacrificarsi per gli altri — continuò il ragazzo. — Sai, Yve, quando Leon e Raven sono venuti a trovarmi e mi hanno raccontato la verità, ho iniziato a pensare che il tuo comportamento fosse dettato dal desiderio di proteggermi. Ho creduto che potesse essere il tuo modo di tenere al sicuro l’ultimo legame che ti era rimasto a Lanterville.
Yvonne annuì impercettibilmente, trattenendo il fiato alla frase successiva.
— Ma mi sbagliavo — disse Jared. — Non sei una protettrice, sei colei da cui dobbiamo difenderci.
— No, io...
— Hai lasciato che le sacerdotesse sacrificassero ragazze innocenti, hai sostenuto tuo padre nel suo folle piano. E hai ucciso Raven.
— Ti prego, Jared...
— Hai sempre pensato solo a te stessa. A vendicare tua madre, a trovare tuo padre, a riprenderti la tua casa. Tu, tu, sempre tu. Non importava chi calpestavi, chi facevi soffrire, chi rimaneva ad aspettarti. Per sconfiggere il tuo nemico, sei diventata esattamente come lui.
— Adesso basta — s’intromise Freija. — La stai ferendo.
Il ragazzo rise brevemente. — Forse non ci avete fatto caso, ma c'è il cadavere di una ragazza nella stanza di sopra.
— Questo non giustifica le cattiverie che stai dicendo — incalzò lo spirito, con poca convinzione.
Jared sorrise freddo. — Lo sai anche tu, non è così? Che non può farcela. — Guardò Yvonne. — Neanche tua madre si fida di te.
La ragazza era rossa in viso e tratteneva visibilmente le lacrime.
— Jared...
— Questa cosa si farà ad una sola condizione: che sia tu a guidarci, Freija. Non Yvonne, non Amros. Tu.
— Non abbiamo tempo. Sto svanendo, non lo vedi?
— Lo vedo eccome. E ho la soluzione.
Yvonne e Freija lo fissarono.
— Devi possedere il corpo di Raven.
— Alzati.
Leon non si mosse, lo sguardo concentrato sul cielo che s’intravedeva dalla finestra. Era seduto lì da quando aveva smesso di singhiozzare alla scoperta della morte di Raven.
— Dovremmo raggiungere Thalia — propose Darren.
Nessuna risposta.
Il ragazzo-lupo sospirò e si sedette sul bracciolo della poltrona, accanto a lui.
— Raven non vorrebbe che ce ne rimanessimo fermi ad aspettare senza far nulla.
— Raven è morta.
Darren trasalì all'udire la voce dell’amico. Gli mise una mano sulla spalla e annuì sconfitto.
— È per questo che dobbiamo muoverci. Il suo spirito è ancora intrappolato da qualche parte, abbiamo il dovere di salvarla... un'ultima volta.
— Che diritto ho di provare a salvare il suo spirito se sono stato io ad ucciderla?
— Te lo ripeterò ancora: quello non eri tu.
L’amico scosse la testa, per niente convinto, ma Darren gli diede uno scossone, mettendosi di fronte a lui.
— Se non credi a me, cerca di credere a lei — disse indicando il corpo di Raven supino sul letto.
Leon aggrottò la fronte.
— Lei lo sapeva. Ha sempre saputo chi eri, perfino in quel momento.
— Che stai dicendo?
— Prima di morire... — Darren si bloccò per respirare a fondo. — Mi ha chiesto di fare qualcosa: di proteggerti.
Leon sorrise tristemente. — Tipico di Raven.
— E di dirti che ti perdona.
Il silenzio calò pesante e Darren sentì una stretta al cuore quando gli occhi dell’amico di riempirono di lacrime.
— Raven conosceva i rischi. E conosceva te. Non le avresti mai fatto del male, perché l'amavi. Ed era evidente che lei amasse te.
— La amo ancora.
Darren chiuse gli occhi per un attimo, cercando di placare il suo cuore impazzito. Aveva messo a tacere il suo dolore per aiutare Leon, ma era così difficile cercare di non lasciarsi andare.
— E non avrò mai l'occasione di dirglielo.
Un rumore fece sussultare entrambi. Jared era entrato nella stanza con circospezione e si stava avvicinando.
— Forse l'avrai — disse piano. — Perdonatemi, ho sentito la fine del discorso dal corridoio.
Darren gli fece cenno di non preoccuparsi, spingendolo a continuare.
— Potresti avere l’occasione di parlarle un'ultima volta se riusciamo a trovare il suo spirito.
— Ma non abbiamo idea di come fare. Non siamo neppure sicuri che sia opera del Vidyr.
— Lo è. E so come fare in modo di estrarre solo la sua anima, prima di liberare tutte le altre.
I ragazzi si fecero attenti.
— O meglio — specificò Jared. — Lei lo sa.
Indicò alla sua destra e pian piano comparve lo spirito di Freija.
— Permettetemi di aiutarvi — disse. — Anche se sto per chiedervi qualcosa che vi costerà molta fatica.
Darren si alzò in piedi e incrociò le braccia.
— Per poter trovare e legare lo spirito di Raven in modo che possiate parlarle, devo possedere il suo corpo.
Leon sembrò svegliarsi da una trance e finalmente lasciò la poltrona.
— Spiegati — disse.
— Il legame fra corpo e spirito è molto forte. Se invochiamo l’anima di Raven sul luogo della sua morte mentre Thalia e Amros attivano l’incantesimo per liberare le altre, avremo qualche istante per poterla vedere, come voi state vedendo me.
— Sarà come aprire un piccolo buco nell'incantesimo prima di squarciare completamente il velo — precisò Jared. — Che cosa ne pensate?
Darren si voltò verso Leon. Il ragazzo sembrava in lotta con se stesso, ma alla fine, quando alzò lo sguardo, la sua voce suonò ferma: — D’accordo, facciamolo.
Dopo aver chiesto a Jared si scendere a chiamare Thalia perché annullasse l’incanto su Raven, Freija si avvicinò al corpo. Lo studiò nei minimi dettagli e la sua espressione si fece triste.
— È così giovane...
Leon strinse un pugno.
— Mi dispiace davvero molto. Non meritavate questo lutto. Siete dei bravi ragazzi — disse lo spirito dolcemente. — Ho avuto degli screzi con l’Accademia quando ero ancora in vita, ma mi avete dimostrato che non tutti sono senza cuore in quel posto.
Darren annuì ma non ebbe cuore di aprire bocca. Leon invece...
— Non potete fare niente? — chiese con voce tremante. — Amros mi ha riportato indietro, se lo spirito di Raven è intrappolato nell'albero non potremmo fare lo stesso?
Freija chiuse gli occhi. — Sarò onesta con voi. In condizioni normali, resuscitare un cadavere sarebbe pura follia. Non tornano mai come prima, sono sempre ombre di se stessi. Ma in questo caso, l’albero tiene in stasi tutti gli spiriti che cattura. Ognuno di essi, se avesse il proprio corpo intatto e uno stregone potente come Amros, potrebbe tornare alla vita.
Gli occhi di Leon s’illuminarono di speranza.
— Ad una condizione. Sacrificare qualcun altro.
Darren emise un sospiro sconfitto, come se si aspettasse una risposta del genere.
— È in gioco l’equilibrio del mondo e cose del genere, non è così? — chiese.
Freija annuì. — Se qualcuno muore per più di qualche minuto, il contatto con la vita viene reciso. Per riportarlo indietro bisogna restituire al piano astrale un'altra anima.
— Lo farò io — propose Leon. — Sacrificate il mio spirito e riportate in vita Raven.
Darren aprì la bocca per protestare, ma Freija stava già scuotendo la testa.
— Tu sei a metà strada, né vivo né morto. Non puoi permetterti una cosa del genere. Si genererebbe ancora più caos.
— E comunque non te l'avrei lasciato fare, razza di idiota — intervenne Darren.
In quel momento, Thalia li raggiunse.
— Jared mi ha spiegato tutto — esordì. — Sono pronta.
Non ci mise molto ad annullare l'incanto. Non appena ebbe finito, la nebbiolina che circondava il corpo di Raven scomparve e il pallore tornò sul suo viso.
— Fa’ in fretta — raccomandò la maga.
Freija assentì e fluttuò sopra il letto. Chiuse gli occhi, mentre la sua essenza schiariva sempre di più, fino a scomparire del tutto.
Ogni persona presente nella stanza trattenne il fiato. Il corpo di Raven rimase immobile per un tempo che sembrò infinito, poi la mano destra ebbe un fremito e Leon non poté fare a meno di inginocchiarsi accanto al letto, stringendole le dita.
Pian piano, Raven aprì gli occhi. Erano del nocciola intenso che ricordava, profondi e scintillanti, come se la morte non li avesse mai sfiorati. Leon perse in essi l’ultimo pezzettino di sé, riversandovi una folle speranza: che qualcosa di lei fosse rimasta.
— Raven?
La ragazza lo guardò... e scosse la testa.
Aveva i suoi occhi, il suo sorriso, le sue labbra. Ma non era lei.
Non era rimasto più nulla.
Capitolo 13
15 Luglio 2017
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