Il mistero di Lanterville ~ Cap.10


E così... sei tornato.
La luce emanata dal Vidyr aveva ormai preso forma. Circondata dallo stesso pulviscolo argenteo che copriva il tronco, davanti a loro fluttuava la figura di una donna dai lunghi capelli mossi. I suoi occhi erano puntati su Amros.
— Non dovresti essere qui. Nessuno di voi dovrebbe — disse lo spirito.
Lo stregone non sembrava in grado di controbattere, così fu Yvonne a parlare.
— Madre... — chiamò piano e la donna voltò subito la testa verso di lei.
— Yvonne, piccola mia. Che cosa stai facendo?
Quella che ormai tutti avevano identificato come Freija, iniziò a scuotere la testa.
— Siete in pericolo. L'albero è fuori controllo.
Yvonne si avvicinò ancora. — Lo sappiamo. Per questo abbiamo chiesto aiuto. Blackborne è...
— Blackborne — ripeté la donna. — Questi ragazzi vengono da lì?
Fu Darren a rispondere. — Vi crea qualche problema?
Freija lo squadrò seria. — L'Accademia mi ha voltato le spalle, un tempo. Perché mai dovreste aiutare mia figlia adesso?
— Perché ci ha costretti.
Raven si fece avanti e affiancò Yvonne.
— Ci conosciamo? — chiese Freija.
— No. Ma conoscevo vostra figlia, prima di tutto questo. Prima che diventasse una sacerdotessa
La donna sgranò gli occhi.
— Tu...? — balbettò. — Sei entrata nell'Ordine?  No, Yvonne... Dimmi che non è vero.
— L'ho fatto per te! Sei morta per proteggere il segreto del Vidyr, non potevo permettere che il tuo sacrificio si rivelasse inutile.
— Mi sono sacrificata per salvare te, non per proteggere questo maledetto albero!
Yvonne trasalì, indietreggiando di un passo, come se la donna l'avesse schiaffeggiata.
— Madre...
— Perché mi avete chiamata? Perché sono qui? — Si voltò verso lo stregone. — Amros?
L'uomo si riscosse, tornando padrone di sé. — Abbiamo bisogno del segreto.
Freija fluttuò davanti a lui. — Proprio tu mi chiedi una cosa del genere? Dopo tutto quello che ci hai fatto. Dopo... l'ultima volta?
Amros rimase in silenzio.
— Non ha funzionato allora, cosa pensi sia cambiato?
— Adesso so come vincolare l'energia. E tu sei pronta.
La donna rise. — Grazie a questa ragazza? — chiese indicando Thalia, intenta a tenere vivo l'incanto. — Non ce la farà.
— Lei è solo un pezzo dello schema.
— Quale schema?
— Quello che ti riporterà da me.

Il gelo scese sul gruppo. La consapevolezza del vero scopo del piano si fece strada in Raven lentamente, come se fino a quel momento fosse stata preda di un sogno. Amros era un necromante. Non voleva uccidere l'albero, ma usare la sua energia per riportare in vita un morto. Per risvegliare Freija.
— Non farlo.
Tutti si stupirono all'udire la voce dello spirito.
— Il mio cammino su questa terra è terminato. Non desidero piegare le forze della natura per tornare indietro.
Fluttuò in avanti e alzò una mano incorporea per accarezzare il volto di Yvonne.
— Vorrei con tutto il cuore essere ancora accanto a te, amore mio. Ma devi imparare la differenza tra ciò che desideri e ciò che è giusto. I morti devono rimanere tali. Sempre.
Raven sentì un pizzicore dietro il collo e, voltandosi, si accorse che Leon la stava guardando. Scosse la testa verso di lui. Non era lo stesso. La sua situazione era diversa. Lui...
— Freija, ti supplico. Lasciami provare — la pregò lo stregone. — Yvonne ha bisogno di te.
— Guardala, Amros. È una donna, ormai. Il mio compito è terminato.
L'uomo serrò la mandibola e la contrasse, in un guizzo di qualcosa molto simile alla rabbia. Raven ebbe un istante per comprendere quello che sarebbe accaduto.
— Mi dispiace — disse lui. — Non sono arrivato fino a questo punto per arrendermi.
Poi incanalò l'energia nel suo bastone e lo batté a terra.
— Raven, fermalo! — gridò Thalia, ansimante dalla fatica di mantenere attivo l'incanto.
— Annulla tutto, Thalia! — urlò Darren dalla sua destra.
— Non posso! Sta bloccando il mio flusso, dovete fermarlo!
Raven non se lo fece ripetere e si gettò verso l'uomo, ma trovò Yvonne a bloccarle la strada.
— Non te lo permetterò.
— Levati di mezzo — intimò la rossa.
Ma l'altra non sembrava intenzionata ad ascoltarla. Prima che Raven potesse reagire, però, Jared si fece avanti.
— Ci penso io — disse. — Tu va'.
La ragazza annuì e corse avanti, mentre lui tratteneva Yvonne.
— Non farlo! Ti prego. Ti prego, Raven! È mia madre!
Lo so. Perdonami, Yve.
Raven sfoderò la spada e, raggiunto Amros, lo minacciò con rabbia.
— Smettila! Abbassa il bastone e non ti farò del male.
L'uomo rise. Una risata piena di rabbia e follia. Poi alzò la mano libera e le scagliò contro un getto di energia che la scaraventò lontano.
— Raven! — urlò Thalia. Poi guardò Amros. — Mi hai mentito! Hai detto che la tua energia non sarebbe bastata, ma non è così. Volevi solo poterla utilizzare tutta, senza sprecarla con questa stupida barriera.
— Ci sei arrivata, finalmente — si complimentò l'uomo. — Come ho già detto, siete i miei ingredienti. Non avevo intenzione di farvi del male, ma se è richiesto il vostro sacrificio per la missione, così sia.
Thalia digrignò i denti e il suo bastone magico brillò più forte per un secondo, poi tornò all'intensità di luce di poco prima.
— Maledizione — sibilò.
— È inutile. Non ci riuscirai — rise Amros.
Nel frattempo, Raven stava tentando di rialzarsi. Frastornata dalla caduta, sentiva la testa pesante e un forte dolore al braccio. Riuscì a stento a mettere a fuoco la scena.
Lo spirito fluttuante di Freija era l'unica cosa che riusciva a guardare senza che le tempie le dolessero. Lo vide avvicinarsi ad Amros, dire qualcosa, forse, voltata verso Thalia. Poi entrò nel corpo dello stregone. Per un attimo, Raven si chiese se la botta in testa non l'avesse confusa più del dovuto. Poi capì.
— Possessione... — mormorò.
Il bastone dello stregone cadde a terra e Thalia sembrò tornare padrona del suo potere. Si concentrò, invocando le stesse parole con cui aveva innalzato la barriera. Ma qualcosa andò storto. Amros iniziò a cantilenare con lei, in una specie di trance, alzando lentamente le braccia.
Poi rise. Prima fu una risata sommessa, contenuta, infine divenne sguaiata e assolutamente spaventosa.
Raven sentì i brividi salirle lungo la schiena e cercò di alzarsi, cosa che non le riuscì facilmente. Recuperò la sua spada cercando con lo sguardo Leon e Darren. Li trovò poco lontano, entrambi concentrati sullo stregone. Nel tempo che impiegò per coprire metà del tragitto che li divideva, Amros smise di ridere. In un attimo, abbassò le braccia e urlò qualcosa in una lingua sconosciuta. Nessuno ebbe il tempo di chiedersi cosa.
Il terreno iniziò a vibrare e Freija venne scagliata fuori dal suo corpo con violenza. Fluttuò stordita di fianco Thalia, mentre il pulviscolo dell'albero si addensava attorno alla sua figura.
— Ti prego — supplicò, ma la maga scosse la testa impotente.
Freija urlò, iniziando a contorcersi.
— Non posso tornare! Il mio corpo non esiste più, questa terra non mi vuole. Fermati, Amros. Ferma questa follia!
— Sta' tranquilla. Abbiamo tutto ciò che ci serve — assicurò lo stregone.
Fu allora che Raven si sentì soffocare. Il pulviscolo circondo anche lei, legandola allo spirito. Era come se qualcosa le stesse strisciando dentro, tentando di farsi spazio fra i suoi organi con violenza.
— N-no...
— Padre! — gridò Yvonne, sconvolta.
Ma lo stregone non sembrava propenso a darle ascolto. Non finché qualcosa non sibilò a un palmo dal suo volto.
Amros barcollò, preso alla sprovvista, mentre Darren abbassava l'arco.
— Facciamola finita — ringhiò il ragazzo.
L'uomo lo guardò sorpreso, poi riprese a ridere, questa volta brevemente. Alzò una mano, piegò le dita e l'arma di Darren si contorse, finendo in pezzi, accartocciata.
— Ma cosa...?
— Tutto qui, ragazzo-lupo? — lo stuzzicò Amros e l'arciere reagì all'istante, mostrando i lunghi canini.
Iniziò la trasformazione, sentendo la familiare sensazione di calore in tutto il corpo.
— Mostrami il tuo lato oscuro, così — mormorò lo stregone, soddisfatto.
Darren ebbe un attimo di esitazione e guardò Leon, al suo fianco. L'uomo dovette accorgersene, perché sbuffo e scosse la testa con un sorriso sadico.
— Lascia fare a me.
Mosse di nuovo una mano, ma Leon fu più veloce. Prima che il getto di energia colpisse l'amico, lo spinse di lato. Venne sbalzato via al suo posto, finendo diverse braccia più in là e perdendo i sensi.
— Leon! — urlò Darren tentando di raggiungerlo.
— Dove credi di andare? — chiese Amros, ma subito dopo si bloccò sorpreso.
Per quanto tentasse di incanalare l'energia, qualcosa gli impediva di farlo. Si guardò intorno e finalmente incontrò gli occhi di Thalia, ormai libera dal legame con la barriera.
Anche il legame tra Freija e Raven si era reciso.
— Ora tocca a me — esclamò la maga, scagliando un fascio di luce dorata contro lo stregone.
Lo colpì in pieno, scaraventandolo lontano.
Intanto Raven era corsa verso Leon, e così Darren. Entrambi si chinarono su di lui e la ragazza lo scosse, tentando di svegliarlo. Dapprima la cosa non sembrò sortire alcun effetto, poi, finalmente, Leon si mosse. Gli occhi dorati rimasero chiusi mentre si portava una mano alla testa, dolorante.
— Come ti senti? — chiese l'arciere.
Nessuna risposta. Raven e Darren si scambiarono uno sguardo.
— Ce la fai ad alzarti? — incalzò la ragazza.
Ancora nessuna risposta.
Poi, con un movimento secco e preciso, una mano l'artigliò alla gola, stringendola così forte da soffocarla. Raven rantolò qualcosa, cercando di liberarsi, mentre Leon apriva finalmente gli occhi: erano completamente neri, compresa la sclera.
Darren si gettò in avanti, cercando di aprire le dita dell'amico, ma non ci riuscì in alcun modo.
— Leon! — gridò. — La stai uccidendo!
Il ragazzo voltò lentamente la testa, poi lanciò Raven lontano, per accanirsi su di lui. Ma l'arciere fu più veloce. Rotolò di lato e si rimise in piedi, sulla difensiva.
— Cos'è successo? Thalia, che cosa gli è successo? — urlò.
La maga accorse al suo fianco, mentre Leon li fronteggiava, sguainando la sua spada.
— La magia di Amros... — disse. — Deve aver contaminato lo spirito che lo tiene in vita.
— Che significa?
Thalia tentennò. — Io non... Non so se ci sia ancora lui lì dentro.
Darren sbiancò. — Significa che potrebbe essere...?
Non ebbe modo di terminare la frase, perché Leon si lanciò verso di lui. Ingaggiarono uno scambio serrato di colpi, mentre Jared, che aveva lasciato libera Yvonne perché corresse dal padre, raggiungeva Raven.
La ragazza aveva una mano sul collo e ansimava, completamente sconvolta. I suoi occhi nocciola erano lucidi e spalancati.
— Come stai? Ti ha ferita? — chiese Jared, inginocchiandosi accanto a lei.
Raven continuò a sfiorarsi il collo, incapace di parlare. Lentamente, alzò la testa verso Darren e Leon che combattevano fra loro. Si aggrappò a un braccio di Jared e lasciò che l'aiutasse a tirarsi su. Poi sguainò la spada.
— Che stai facendo? — chiese il ragazzo.
— Devo fermarli — ansimò lei.
Lui sospirò, trattenendola. — Attaccherà anche te. Cosa credi di poter fare?
— Lasciami.
— Raven...
— Ti ho detto di lasciarmi! — gridò lei. — Tu non capisci! Loro non... non possono combattere in questo modo. Sono compagni. Siamo compagni. Ti prego...
Jared la guardò tristemente e, chiudendo gli occhi, lasciò la presa.
— Va' — disse soltanto.
Raven iniziò a correre, senza vedere altro che Leon. Il suo corpo che eseguiva quella danza di morte elegante e letale che conosceva così bene, i suoi capelli argentei e gli occhi... Dov'era finito l'oro che tanto amava? Dov'era il ragazzo a cui avrebbe affidato la sua vita?
Concentrata nel raggiungerlo, quasi non si accorse che Thalia stava invocando un incantesimo. Ci volle qualche istante perché il fascio di luce dorata raggiungesse i due ragazzi e li separasse nettamente, come se un muro fosse stato innalzato fra loro.
Darren ringraziò la maga, ma la sua espressione mutò quando vide Raven avanzare nella loro direzione.  
— Leon... — chiamò incerta la ragazza quando fu a pochi passi da lui.
Il giovane si voltò a guardarla, gli occhi ancora completamente neri. Fece per alzare la spada, ma Raven posò le dita su quelle di lui che stringevano l'elsa.
— Guardami — disse piano. — Sono io.
Leon si bloccò e lei annuì, avvicinandosi ancora un po'.
— Non lasciare che Amros vinca. Sei più forte di tutto questo. Hai più luce dentro di chiunque altro.
Gli accarezzò leggermente il viso.
— Combatti, Leon. Per me.
Solo allora qualcosa cambiò. Il nero negli occhi del ragazzo sfumò, tornando ad essere di un dorato scintillante. La guardò addolorato, come temesse di vederla svanire da un momento all'altro. Alzò una mano, tremante, e le asciugò le lacrime, che avevano iniziato a scendere senza freno. Raven sospirò lievemente, sorridendo.
— Ciao... — mormorò con voce rotta.
Leon si abbassò per baciarla e sussurrarle sulle labbra: — Perdonami.
Poi la sua spada la trapassò da parte a parte.
Raven spalancò gli occhi, mentre quelli di Leon tornavano neri. Tutto si fermò per un lungo istante, fino a che lui tirò via la spada e il sangue iniziò a riversarsi dalla ferita della ragazza.
— Perché...? — rantolò, mentre le gambe le cedevano e cadeva in ginocchio a terra.
Leon la guardò senza emozione, come un guscio vuoto mosso dalla magia.
Fu troppo. Il dolore, la consapevolezza di averlo perso per sempre. E la scioccante verità: che l'amore non era abbastanza.
Si lasciò cadere in avanti, a malapena consapevole di due braccia forti che la sostennero prima che il suo corpo toccasse terra.
Non c'era più niente. Non c'erano Lanterville e le sue sacerdotesse assassine. Non c'era nessun albero, né vecchie amiche che tornavano dal passato. Solo buio. E freddo. Così freddo... 

Capitolo 11
20 Giugno 2016

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