E così... sei tornato.
La luce emanata dal Vidyr aveva ormai preso forma. Circondata dallo
stesso pulviscolo argenteo che copriva il tronco, davanti a loro fluttuava la
figura di una donna dai lunghi capelli mossi. I suoi occhi erano puntati su
Amros.
— Non dovresti essere qui.
Nessuno di voi dovrebbe — disse lo spirito.
Lo stregone non sembrava in
grado di controbattere, così fu Yvonne a parlare.
— Madre... — chiamò piano e
la donna voltò subito la testa verso di lei.
— Yvonne, piccola mia. Che
cosa stai facendo?
Quella che ormai tutti
avevano identificato come Freija, iniziò a scuotere la testa.
— Siete in pericolo. L'albero
è fuori controllo.
Yvonne si avvicinò ancora. —
Lo sappiamo. Per questo abbiamo chiesto aiuto. Blackborne è...
— Blackborne — ripeté la
donna. — Questi ragazzi vengono da lì?
Fu Darren a rispondere. — Vi
crea qualche problema?
Freija lo squadrò seria. —
L'Accademia mi ha voltato le spalle, un tempo. Perché mai dovreste aiutare mia
figlia adesso?
— Perché ci ha costretti.
Raven si fece avanti e
affiancò Yvonne.
— Ci conosciamo? — chiese
Freija.
— No. Ma conoscevo vostra
figlia, prima di tutto questo. Prima che diventasse una sacerdotessa
La donna sgranò gli occhi.
— Tu...? — balbettò. — Sei
entrata nell'Ordine? No, Yvonne... Dimmi
che non è vero.
— L'ho fatto per te! Sei
morta per proteggere il segreto del Vidyr, non potevo permettere che il tuo
sacrificio si rivelasse inutile.
— Mi sono sacrificata per
salvare te, non per proteggere questo maledetto albero!
Yvonne trasalì,
indietreggiando di un passo, come se la donna l'avesse schiaffeggiata.
— Madre...
— Perché mi avete chiamata?
Perché sono qui? — Si voltò verso lo stregone. — Amros?
L'uomo si riscosse, tornando
padrone di sé. — Abbiamo bisogno del segreto.
Freija fluttuò davanti a lui.
— Proprio tu mi chiedi una cosa del genere? Dopo tutto quello che ci hai fatto.
Dopo... l'ultima volta?
Amros rimase in silenzio.
— Non ha funzionato allora,
cosa pensi sia cambiato?
— Adesso so come vincolare
l'energia. E tu sei pronta.
La donna rise. — Grazie a
questa ragazza? — chiese indicando Thalia, intenta a tenere vivo l'incanto. —
Non ce la farà.
— Lei è solo un pezzo dello
schema.
— Quale schema?
— Quello che ti riporterà da
me.
Il gelo scese sul gruppo. La
consapevolezza del vero scopo del piano si fece strada in Raven lentamente,
come se fino a quel momento fosse stata preda di un sogno. Amros era un
necromante. Non voleva uccidere l'albero, ma usare la sua energia per riportare
in vita un morto. Per risvegliare Freija.
— Non farlo.
Tutti si stupirono all'udire
la voce dello spirito.
— Il mio cammino su questa
terra è terminato. Non desidero piegare le forze della natura per tornare
indietro.
Fluttuò in avanti e alzò una
mano incorporea per accarezzare il volto di Yvonne.
— Vorrei con tutto il cuore
essere ancora accanto a te, amore mio. Ma devi imparare la differenza tra ciò
che desideri e ciò che è giusto. I morti devono rimanere tali. Sempre.
Raven sentì un pizzicore
dietro il collo e, voltandosi, si accorse che Leon la stava guardando. Scosse
la testa verso di lui. Non era lo stesso. La sua situazione era diversa. Lui...
— Freija, ti supplico.
Lasciami provare — la pregò lo stregone. — Yvonne ha bisogno di te.
— Guardala, Amros. È una
donna, ormai. Il mio compito è terminato.
L'uomo serrò la mandibola e
la contrasse, in un guizzo di qualcosa molto simile alla rabbia. Raven ebbe un
istante per comprendere quello che sarebbe accaduto.
— Mi dispiace — disse lui. —
Non sono arrivato fino a questo punto per arrendermi.
Poi incanalò l'energia nel
suo bastone e lo batté a terra.
— Raven, fermalo! — gridò
Thalia, ansimante dalla fatica di mantenere attivo l'incanto.
— Annulla tutto, Thalia! —
urlò Darren dalla sua destra.
— Non posso! Sta bloccando il
mio flusso, dovete fermarlo!
Raven non se lo fece ripetere
e si gettò verso l'uomo, ma trovò Yvonne a bloccarle la strada.
— Non te lo permetterò.
— Levati di mezzo — intimò la
rossa.
Ma l'altra non sembrava
intenzionata ad ascoltarla. Prima che Raven potesse reagire, però, Jared si
fece avanti.
— Ci penso io — disse. — Tu
va'.
La ragazza annuì e corse
avanti, mentre lui tratteneva Yvonne.
— Non farlo! Ti prego. Ti
prego, Raven! È mia madre!
Lo so.
Perdonami, Yve.
Raven sfoderò la spada e,
raggiunto Amros, lo minacciò con rabbia.
— Smettila! Abbassa il
bastone e non ti farò del male.
L'uomo rise. Una risata piena
di rabbia e follia. Poi alzò la mano libera e le scagliò contro un getto di
energia che la scaraventò lontano.
— Raven! — urlò Thalia. Poi
guardò Amros. — Mi hai mentito! Hai detto che la tua energia non sarebbe
bastata, ma non è così. Volevi solo poterla utilizzare tutta, senza sprecarla
con questa stupida barriera.
— Ci sei arrivata, finalmente
— si complimentò l'uomo. — Come ho già detto, siete i miei ingredienti. Non
avevo intenzione di farvi del male, ma se è richiesto il vostro sacrificio per
la missione, così sia.
Thalia digrignò i denti e il
suo bastone magico brillò più forte per un secondo, poi tornò all'intensità di
luce di poco prima.
— Maledizione — sibilò.
— È inutile. Non ci riuscirai
— rise Amros.
Nel frattempo, Raven stava
tentando di rialzarsi. Frastornata dalla caduta, sentiva la testa pesante e un
forte dolore al braccio. Riuscì a stento a mettere a fuoco la scena.
Lo spirito fluttuante di
Freija era l'unica cosa che riusciva a guardare senza che le tempie le
dolessero. Lo vide avvicinarsi ad Amros, dire qualcosa, forse, voltata verso
Thalia. Poi entrò nel corpo dello stregone. Per un attimo, Raven si chiese se
la botta in testa non l'avesse confusa più del dovuto. Poi capì.
— Possessione... — mormorò.
Il bastone dello stregone
cadde a terra e Thalia sembrò tornare padrona del suo potere. Si concentrò,
invocando le stesse parole con cui aveva innalzato la barriera. Ma qualcosa
andò storto. Amros iniziò a cantilenare con lei, in una specie di trance,
alzando lentamente le braccia.
Poi rise. Prima fu una risata
sommessa, contenuta, infine divenne sguaiata e assolutamente spaventosa.
Raven sentì i brividi salirle
lungo la schiena e cercò di alzarsi, cosa che non le riuscì facilmente.
Recuperò la sua spada cercando con lo sguardo Leon e Darren. Li trovò poco
lontano, entrambi concentrati sullo stregone. Nel tempo che impiegò per coprire
metà del tragitto che li divideva, Amros smise di ridere. In un attimo, abbassò
le braccia e urlò qualcosa in una lingua sconosciuta. Nessuno ebbe il tempo di
chiedersi cosa.
Il terreno iniziò a vibrare e
Freija venne scagliata fuori dal suo corpo con violenza. Fluttuò stordita di
fianco Thalia, mentre il pulviscolo dell'albero si addensava attorno alla sua
figura.
— Ti prego — supplicò, ma la
maga scosse la testa impotente.
Freija urlò, iniziando a
contorcersi.
— Non posso tornare! Il mio
corpo non esiste più, questa terra non mi vuole. Fermati, Amros. Ferma questa
follia!
— Sta' tranquilla. Abbiamo
tutto ciò che ci serve — assicurò lo stregone.
Fu allora che Raven si sentì
soffocare. Il pulviscolo circondo anche lei, legandola allo spirito. Era come
se qualcosa le stesse strisciando dentro, tentando di farsi spazio fra i suoi
organi con violenza.
— N-no...
— Padre! — gridò Yvonne,
sconvolta.
Ma lo stregone non sembrava
propenso a darle ascolto. Non finché qualcosa non sibilò a un palmo dal suo
volto.
Amros barcollò, preso alla
sprovvista, mentre Darren abbassava l'arco.
— Facciamola finita — ringhiò
il ragazzo.
L'uomo lo guardò sorpreso,
poi riprese a ridere, questa volta brevemente. Alzò una mano, piegò le dita e
l'arma di Darren si contorse, finendo in pezzi, accartocciata.
— Ma cosa...?
— Tutto qui, ragazzo-lupo? —
lo stuzzicò Amros e l'arciere reagì all'istante, mostrando i lunghi canini.
Iniziò la trasformazione,
sentendo la familiare sensazione di calore in tutto il corpo.
— Mostrami il tuo lato
oscuro, così — mormorò lo stregone, soddisfatto.
Darren ebbe un attimo di
esitazione e guardò Leon, al suo fianco. L'uomo dovette accorgersene, perché
sbuffo e scosse la testa con un sorriso sadico.
— Lascia fare a me.
Mosse di nuovo una mano, ma
Leon fu più veloce. Prima che il getto di energia colpisse l'amico, lo spinse
di lato. Venne sbalzato via al suo posto, finendo diverse braccia più in là e
perdendo i sensi.
— Leon! — urlò Darren
tentando di raggiungerlo.
— Dove credi di andare? — chiese
Amros, ma subito dopo si bloccò sorpreso.
Per quanto tentasse di
incanalare l'energia, qualcosa gli impediva di farlo. Si guardò intorno e
finalmente incontrò gli occhi di Thalia, ormai libera dal legame con la
barriera.
Anche il legame tra Freija e
Raven si era reciso.
— Ora tocca a me — esclamò la
maga, scagliando un fascio di luce dorata contro lo stregone.
Lo colpì in pieno,
scaraventandolo lontano.
Intanto Raven era corsa verso
Leon, e così Darren. Entrambi si chinarono su di lui e la ragazza lo scosse,
tentando di svegliarlo. Dapprima la cosa non sembrò sortire alcun effetto, poi,
finalmente, Leon si mosse. Gli occhi dorati rimasero chiusi mentre si portava
una mano alla testa, dolorante.
— Come ti senti? — chiese l'arciere.
Nessuna risposta. Raven e
Darren si scambiarono uno sguardo.
— Ce la fai ad alzarti? —
incalzò la ragazza.
Ancora nessuna risposta.
Poi, con un movimento secco e
preciso, una mano l'artigliò alla gola, stringendola così forte da soffocarla.
Raven rantolò qualcosa, cercando di liberarsi, mentre Leon apriva finalmente
gli occhi: erano completamente neri, compresa la sclera.
Darren si gettò in avanti,
cercando di aprire le dita dell'amico, ma non ci riuscì in alcun modo.
— Leon! — gridò. — La stai
uccidendo!
Il ragazzo voltò lentamente
la testa, poi lanciò Raven lontano, per accanirsi su di lui. Ma l'arciere fu
più veloce. Rotolò di lato e si rimise in piedi, sulla difensiva.
— Cos'è successo? Thalia, che
cosa gli è successo? — urlò.
La maga accorse al suo
fianco, mentre Leon li fronteggiava, sguainando la sua spada.
— La magia di Amros... —
disse. — Deve aver contaminato lo spirito che lo tiene in vita.
— Che significa?
Thalia tentennò. — Io non...
Non so se ci sia ancora lui lì dentro.
Darren sbiancò. — Significa
che potrebbe essere...?
Non ebbe modo di terminare la
frase, perché Leon si lanciò verso di lui. Ingaggiarono uno scambio serrato di
colpi, mentre Jared, che aveva lasciato libera Yvonne perché corresse dal padre,
raggiungeva Raven.
La ragazza aveva una mano sul
collo e ansimava, completamente sconvolta. I suoi occhi nocciola erano lucidi e
spalancati.
— Come stai? Ti ha ferita? — chiese
Jared, inginocchiandosi accanto a lei.
Raven continuò a sfiorarsi il
collo, incapace di parlare. Lentamente, alzò la testa verso Darren e Leon che
combattevano fra loro. Si aggrappò a un braccio di Jared e lasciò che
l'aiutasse a tirarsi su. Poi sguainò la spada.
— Che stai facendo? — chiese
il ragazzo.
— Devo fermarli — ansimò lei.
Lui sospirò, trattenendola. —
Attaccherà anche te. Cosa credi di poter fare?
— Lasciami.
— Raven...
— Ti ho detto di lasciarmi! —
gridò lei. — Tu non capisci! Loro non... non possono combattere in questo modo.
Sono compagni. Siamo compagni. Ti
prego...
Jared la guardò tristemente
e, chiudendo gli occhi, lasciò la presa.
— Va' — disse soltanto.
Raven iniziò a correre, senza
vedere altro che Leon. Il suo corpo che eseguiva quella danza di morte elegante
e letale che conosceva così bene, i suoi capelli argentei e gli occhi...
Dov'era finito l'oro che tanto amava? Dov'era il ragazzo a cui avrebbe affidato
la sua vita?
Concentrata nel raggiungerlo,
quasi non si accorse che Thalia stava invocando un incantesimo. Ci volle
qualche istante perché il fascio di luce dorata raggiungesse i due ragazzi e li
separasse nettamente, come se un muro fosse stato innalzato fra loro.
Darren ringraziò la maga, ma
la sua espressione mutò quando vide Raven avanzare nella loro direzione.
— Leon... — chiamò incerta la
ragazza quando fu a pochi passi da lui.
Il giovane si voltò a
guardarla, gli occhi ancora completamente neri. Fece per alzare la spada, ma
Raven posò le dita su quelle di lui che stringevano l'elsa.
— Guardami — disse piano. —
Sono io.
Leon si bloccò e lei annuì,
avvicinandosi ancora un po'.
— Non lasciare che Amros
vinca. Sei più forte di tutto questo. Hai più luce dentro di chiunque altro.
Gli accarezzò leggermente il
viso.
— Combatti, Leon. Per me.
Solo allora qualcosa cambiò.
Il nero negli occhi del ragazzo sfumò, tornando ad essere di un dorato
scintillante. La guardò addolorato, come temesse di vederla svanire da un
momento all'altro. Alzò una mano, tremante, e le asciugò le lacrime, che
avevano iniziato a scendere senza freno. Raven sospirò lievemente, sorridendo.
— Ciao... — mormorò con voce
rotta.
Leon si abbassò per baciarla e sussurrarle sulle labbra: — Perdonami.
Poi la sua spada la trapassò
da parte a parte.
Raven spalancò gli occhi,
mentre quelli di Leon tornavano neri. Tutto si fermò per un lungo istante, fino
a che lui tirò via la spada e il sangue iniziò a riversarsi dalla ferita della
ragazza.
— Perché...? — rantolò,
mentre le gambe le cedevano e cadeva in ginocchio a terra.
Leon la guardò senza
emozione, come un guscio vuoto mosso dalla magia.
Fu troppo. Il dolore, la
consapevolezza di averlo perso per sempre. E la scioccante verità: che l'amore non era abbastanza.
Si lasciò cadere in avanti, a
malapena consapevole di due braccia forti che la sostennero prima che il suo
corpo toccasse terra.
Non c'era più niente. Non
c'erano Lanterville e le sue sacerdotesse assassine. Non c'era nessun albero,
né vecchie amiche che tornavano dal passato. Solo buio. E freddo. Così
freddo...
Capitolo 11
20 Giugno 2016
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