Il mistero di Lanterville ~ Cap.9


Il pomeriggio trascorse in fretta. Thalia e Amros rimasero diverse ore chini sul libro di magia per rifinire al meglio l'incantesimo d'invocazione. Thalia provò persino qualche trucchetto, cosa che infastidì parecchio Darren.
— Se sbaglia qualcosa e fa apparire una stranezza delle sue, la butto fuori dalla finestra — sussurrò a Raven.
La ragazza soffocò una risata e lo spintonò leggermente. — Piantala. Dobbiamo fidarci di lei. Sa quel che fa, ne sono certa.
— Io no — borbottò Darren.
Raven lo guardò male.
— Intendo dire che non dipende tutto da Thal. Se l'albero decidesse di impazzire, non potrebbe fare granché.
— Lo so... — sospirò la ragazza sedendosi accanto a lui.
Era partita per Lanterville con lo scopo di aiutare una vecchia amica e si era ritrovata con un compagno di squadra morto e uno stregone invoca-spiriti. Se non fosse stato per Leon, per la possibilità di ridargli ciò che aveva perso, avrebbe fatto dietrofront all'istante.
— E lo sa anche lei.
Darren alzò la testa, curioso.
— Andiamo, Ren. Secondo te Thalia non ha pensato a una via d'uscita?
Il ragazzo non rispose.
— Qual è il problema? — incalzò. — C'è qualcosa che non mi dici.
— Perché non vai a cercare Leon, piuttosto?
— Darren...
— La conosco, Raven! — sbottò lui. — La conosco abbastanza bene da sapere che se qualcosa va storto sceglierà di salvare Leon.
La giovane ammutolì. Non poté rivelare il pensiero che le balenò in testa, perché sapeva che avrebbe peggiorato le cose. Non poteva dirgli che era quello che avrebbe fatto anche lei. E che, nel profondo, desiderava aver fatto lui al posto dell'amico.
Raven pensò a quanto fossero sciocchi, tutti quanti.
— Non voglio perdere nessuno dei due — mormorò Darren. — Per una volta, vorrei essere io a proteggervi.
La ragazza gli posò una mano sulla spalla e lui gliela strinse. Rimasero così per un po', finché Darren non si alzò e raggiunse la finestra, ponendo fine alla conversazione.
Raven ne approfittò per cercare Leon, sparito in una delle stanze della labirintica torre. Quando lo trovò, aveva ancora sul viso la sua migliore espressione indecifrabile.
— Ehi — chiamò piano, aspettando che si girasse a guardarla.
— Ehi... — rispose lui, gli occhi dorati assenti.
La ragazza prese posto sulla poltrona di fronte quella dov'era seduto. Si trovavano in una piccola libreria, adibita a sala da lettura. Molto confortevole.
— Come ti senti?
Leon scrollò le spalle. — Mai stato meglio.
Raven lo guardò con un sopracciglio alzato. — D'accordo, bel tentativo. Ora posso sentire la risposta vera?
Il ragazzo aggrottò la fronte. — Che cosa vuoi, Raven?
— Voglio che mi parli — rispose lei, seria. — Voglio che la smetti di interpretare la parte di quello senza sentimenti e mi dici cosa stai provando.
Leon chiuse gli occhi, in silenzio.
— Per favore — supplicò Raven. — Darren mi nasconde qualcosa, Thalia sta per invocare un incantesimo che potrebbe radere al suolo la città e tu potresti...
— Morire? — intervenne lui. — È questo che ti preoccupa? Che io muoia?
Raven s'incupì. — Che domanda è? Certo che...
— Potrei diventare pericoloso. Lo spirito che è in me potrebbe decidere di controllarmi e allora sarei io il vostro nemico. Di questo dovresti preoccuparti.
La ragazza non riuscì più a trattenersi. Scattò in piedi, i pugni chiusi.
— Non mi interessa! — esclamò quasi urlando. — Potresti anche decidere di conficcarmi una spada nel cuore a sangue freddo, ma almeno saresti vivo!
— Raven...
— Puoi odiarci, Leon. Puoi infuriarti, ferirci, gridare, ma, ti prego, non pensare di dover fare tutto da solo.
Si avvicinò alla poltrona e si accucciò sulle gambe, stringendogli una mano fra le sue.
Leon si staccò dallo schienale sporgendosi verso di lei. La sua espressione non era più fredda e lontana, sembrava addolorato.
— Non voglio allontanarvi, Rav. Ma ho paura di quello che potrei fare se mi lasciassi andare ai sentimenti. Io... sono terrorizzato.
Raven gli accarezzò il viso, ignara delle lacrime che bagnavano il proprio.
— Lo siamo tutti — mormorò. — Lo sono anch'io, ma... non ti lascerò. Qualunque cosa accada, sarò al tuo fianco. Te lo prometto.
Gli occhi dorati del ragazzo la osservarono così intensamente da darle i brividi, mentre si chinava in avanti e posava le labbra sulle sue. Raven fu così sorpresa da non riuscire a muoversi per un lungo istante. Poi chiuse gli occhi, rilassandosi e cedendo al bacio.
Quando si separarono, nessuno dei due riuscì a parlare. Raven aveva le guance rosse e bagnate di pianto, Leon sembrava sul punto di cadere in pezzi da un momento all'altro.
D'un tratto, una voce risuonò nella stanza.
— Ragazzi.
Thalia era sulla soglia e, dalla sua espressione, doveva aver assistito all'intera scena.
— Siamo pronti.

Per tutto il tragitto, Thalia non commentò l'accaduto e Raven le fu grata. Non avrebbe saputo spiegarlo neppure lei. Figurarsi Leon, che sembrava aver attivato di nuovo la sua espressione neutra. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.
Si riunirono al pian terreno. La prima cosa che saltò all'occhio, fu l'arma di Amros. Aveva in mano un bastone magico in legno scuro, che terminava con un nodo naturale finemente lavorato. Non aveva pietre, a differenza di quello di Thalia, ma più o meno a metà erano legati degli ossicini di diverse dimensioni, insieme a qualche piuma scura.
— Sono di corvo — specificò Amros e Raven si affrettò a distogliere lo sguardo. — Animali interessanti, molto utili.
— Da morti — commentò Darren.
Lo stregone sfiorò uno dei pendenti. — Un piccolo prezzo da pagare.
La sua espressione diede i brividi a Raven, che si affrettò a spostare la conversazione su un altro argomento.
— Quindi abbiamo tutto sotto controllo? — chiese. — Thalia?
La bionda annuì. — So cosa devo fare.
— Bene. Allora muoviamoci — asserì Leon.
Raven si guardò intorno. — Aspettate... Dov'è Yvonne?
— È andata a sistemare la situazione al giardino — rispose Amros.
— Da sola?
— Non essere sciocca. Ho chiamato le sacerdotesse nostre alleate. Grazie al loro aiuto, avremo campo libero.
Nessun altro ribatté. Si avviarono verso l'uscita in silenzio, schiacciati dall'atmosfera cupa che aleggiava su di loro. Non appena aprirono il portone, però, una figura caracollò in avanti.
— Cavolo! — imprecò indietreggiando.
— Jared? — esclamò Raven. — Che cosa ci fai qui?
Dopo lo scontro con le sacerdotesse, l'avevano lasciato nella casa che lui stesso gli aveva indicato per nascondersi, in modo che fosse al sicuro.
— Sono arrivato giusto in tempo, vedo — rispose lui scostandosi i capelli dal viso.
— In tempo per cosa? — chiese Darren.
— Per venire con voi.
Raven lo guardò come se fosse impazzito. — Per poco non ci sbattevi la porta in faccia quando siamo arrivati a casa tua, e ora vuoi far parte del piano?
Jared incrociò le braccia la petto. — Sono stufo di nascondermi. E del modo in cui mi tratta Yvonne. Se vuole che non la disturbi più, deve darmi una spiegazione valida — disse. — A proposito, dov'è?
Si sporse per cercare di vedere alle spalle di Raven, ma la ragazza scosse la testa.
— È al giardino.
— Da sola? — esclamò Jared, scioccato.
Amros alzò un angolo delle labbra in un raro, brevissimo sorriso. — Amico vostro? — ironizzò beccandosi un'occhiataccia da parte del ragazzo, che lo aggredì tra i denti.
— Di certo non tuo.
Lo stregone tornò subito serio.
— Non hai molti alleati qui, dovresti fartene una ragione — asserì Darren, con una punta di sarcasmo.
Amros evitò di rispondere, rivolgendosi invece a Jared.
— Seguici, se vuoi. Ma non immischiarti.
La sua voce suonò piuttosto spaventosa, ma non provocò alcuna reazione nel ragazzo.

Una volta giunti alle porte del giardino, trovarono altre due guardie. Erano vestite in modo differente dalle prime: non sembravano guerriere, bensì...
— Maghe — disse Thalia. — Dovremmo...?
Amros si fece avanti. Lo videro scambiare qualche parola con le donne, che subito dopo lasciarono libero il passaggio.
— Come ha fatto? — chiese Jared.
— A quanto pare non tutte le sacerdotesse sono delle pazze assassine — spiegò Leon.
Avanzarono e finalmente entrarono nel posto che gli aveva procurato tanti guai. Ma non trovarono ciò che avevano immaginato.
Al posto di piante rigogliose e magnifiche aiuole in fiore, c'erano piante morte e cespugli secchi. Ovunque un grigiore di malattia e sofferenza, come se la vita fosse stata completamente risucchiata da un'entità maligna.
L'unica cosa che sembrava pulsare di potere e vitalità, era l'enorme albero al centro. Circondato da uno strano pulviscolo argenteo, svettava su ogni altra cosa. Il tronco era enorme e la chioma era color indaco, lo stesso delle divise dell'Ordine.
— Ma cosa...? — mormorò Raven.
Accanto a lei, Darren ringhiò sommessamente. — Questa energia è oscura. Davvero oscura, oltre ogni previsione. Non mi piace.
Thalia lo superò, raggiungendo Amros. — Non uso la magia nera — gli disse. — Se vuoi che stabilizzi l'incanto, devi convertirne quanta più possibile.
— Richiederà molta più energia...
Io non uso la magia nera.
Amros ammutolì. Puntò gli occhi chiari in quelli azzurri della maga ed infine capitolò. — D'accordo.
Thalia sembrò tornare bendisposta e posò a terra il sacchetto di erbe e boccette che si era portata dietro. Insieme allo stregone, dispose gli ingredienti attorno al tronco e disegnò diversi simboli con una mistura nerastra e appiccicosa. La preparazione durò diverso tempo, durante il quale Raven, Leon e Darren misero al corrente Jared delle ultime scoperte.
— Capisco — disse infine lui. — Quindi Yvonne non mi voleva accanto perché aveva paura per la mia incolumità.
Raven sospirò. — Tu hai protetto lei, quando eravate piccoli, ed ora ti ha ricambiato il favore.
— Già — mormorò Jared. — Ma non sono più un bambino. Adesso posso scegliere, senza nascondermi. E scelgo di combattere.
Darren rimase colpito dalla sua affermazione. — Non sei per niente male — gli disse.
Jared rispose con una smorfia.
— Non è una tua scelta — li interruppe una voce.
Yvonne era comparsa silenziosa alle loro spalle. Non indossava più il lungo vestito, ma una tenuta comoda composta da camicia e pantaloni. Oltre ad un mantello indaco.
Jared scattò in piedi. I due ragazzi rimasero a guardarsi, finché lui non scosse la testa. — Ti sbagli, lo è eccome. Non riuscirai ad allontanarmi di nuovo.
Raven sentì una fitta al petto. Comprendeva perfettamente i sentimenti di Jared, perché erano gli stessi che provava per Leon. Paura di perderlo, rabbia per non poter entrare nell'angolo del cuore dove nascondeva il suo dolore.
— Devi andartene, Jared. Prima che il rituale inizi — gli intimò Yvonne.
— Dovrai costringermi.
La ragazza sospirò. — Sai che posso farlo. Per favore, fa' come ti ho detto.
— No! — Jared annullò la distanza fra loro e le prese una mano. — Conoscevo Freija, per tanto tempo è stata come una madre per me. Siamo cresciuti insieme, Yvonne. Lasciami camminare ancora al tuo fianco.
La ragazza si bloccò, titubante. Guardò Amros, ma lo stregone era troppo impegnato con le sue pozioni per darle retta. Infine chiuse gli occhi e annuì. Jared si rilassò, lasciandole la mano.
— Grazie.

Fu Thalia a richiamarli all'ordine, quando tutto fu pronto. Si accostò a Darren e Leon, con Raven di fianco, e sussurrò un paio di raccomandazioni.
— Seguirò tutto con attenzione, ma nel momento in cui dovrò sostenere l'incanto al posto di Amros, sarò impossibilitata a difendervi. Dovrete cavarvela da soli.
— Sta' tranquilla, ci penserò io — assicurò Darren.
— Leon — riprese la maga. — Rimani dietro Ren. Non avvicinarti all'energia se non quando te lo dico io.
Il ragazzo assentì.
— Raven — disse infine. — Tieni d'occhio Yvonne. Amros sarà legato a me, ma lei no. Potrebbero essere d'accordo.
— Bene.
Thalia prese un lungo respiro, poi si girò per tornare al suo posto.
I ragazzi si disposero alle loro spalle, tranne Yvonne, che occupò lo spazio poco più avanti.
— Tutti pronti? — gridò Amros.
La risposta affermativa arrivò in coro.
— Iniziamo.
Lo stregone alzò il bastone e improvvisamente tutti i simboli disegnati a terra presero vita. Si attorcigliarono fra loro, creando nuovi disegni e nuove forme, fino a formare un complicato cerchio di nodi criptici attorno al tronco.
L'albero reagì quasi subito. Le foglie iniziarono a vibrare e un lieve lamento si dipanò nel vento. Raven provò una sensazione stranissima, come se migliaia di formiche le camminassero sulla pelle, poi un'onda di energia la investì in pieno. Vide barcollare Darren, che aveva coperto Leon con il proprio corpo, e l'amico sostenerlo. Anche Jared sembrava ansimante e sorpreso. Yvonne, invece, non diede alcun segno di averla sentita.  
La voce di Amros risuonò per la prima volta, in una lingua che Raven non aveva mai udito prima. Suoni gutturali mischiati a sibili inquietanti, fino ad arrivare ad una cantilena ripetuta. Sempre la stessa. Ancora e ancora.
Quando finalmente tacque, entrò in gioco Thalia. La maga si fece avanti e la pietra del suo bastone brillò così forte da accecarli. Anche lei pronunciò qualche parola, ma non appena ebbe terminato qualcosa mutò visibilmente.
L'atmosfera si fece più fredda e tutto smise di muoversi, come congelato. Nessun rumore, nessun tipo di suono.
Soltanto una flebile luce, dal cuore del Vidyr, sempre più grande, sempre più vicina. E una voce.
— E così... sei tornato.

Capitolo 10
5 Giugno 2016

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