Il
pomeriggio trascorse in fretta. Thalia e Amros rimasero diverse ore chini sul
libro di magia per rifinire al meglio l'incantesimo d'invocazione. Thalia provò
persino qualche trucchetto, cosa che infastidì parecchio Darren.
— Se
sbaglia qualcosa e fa apparire una stranezza delle sue, la butto fuori dalla
finestra — sussurrò a Raven.
La
ragazza soffocò una risata e lo spintonò leggermente. — Piantala. Dobbiamo
fidarci di lei. Sa quel che fa, ne sono certa.
— Io no —
borbottò Darren.
Raven lo
guardò male.
—
Intendo dire che non dipende tutto da Thal. Se l'albero decidesse di impazzire,
non potrebbe fare granché.
— Lo
so... — sospirò la ragazza sedendosi accanto a lui.
Era
partita per Lanterville con lo scopo di aiutare una vecchia amica e si era
ritrovata con un compagno di squadra morto e uno stregone invoca-spiriti. Se
non fosse stato per Leon, per la possibilità di ridargli ciò che aveva perso,
avrebbe fatto dietrofront all'istante.
— E lo
sa anche lei.
Darren
alzò la testa, curioso.
—
Andiamo, Ren. Secondo te Thalia non ha pensato a una via d'uscita?
Il
ragazzo non rispose.
— Qual è
il problema? — incalzò. — C'è qualcosa che non mi dici.
— Perché
non vai a cercare Leon, piuttosto?
—
Darren...
— La
conosco, Raven! — sbottò lui. — La conosco abbastanza bene da sapere che se
qualcosa va storto sceglierà di salvare Leon.
La giovane
ammutolì. Non poté rivelare il pensiero che le balenò in testa, perché sapeva
che avrebbe peggiorato le cose. Non poteva dirgli che era quello che avrebbe
fatto anche lei. E che, nel profondo, desiderava aver fatto lui al posto dell'amico.
Raven
pensò a quanto fossero sciocchi, tutti quanti.
— Non
voglio perdere nessuno dei due — mormorò Darren. — Per una volta, vorrei essere
io a proteggervi.
La ragazza
gli posò una mano sulla spalla e lui gliela strinse. Rimasero così per un po',
finché Darren non si alzò e raggiunse la finestra, ponendo fine alla
conversazione.
Raven ne
approfittò per cercare Leon, sparito in una delle stanze della labirintica torre.
Quando lo trovò, aveva ancora sul viso la sua migliore espressione
indecifrabile.
— Ehi —
chiamò piano, aspettando che si girasse a guardarla.
— Ehi...
— rispose lui, gli occhi dorati assenti.
La
ragazza prese posto sulla poltrona di fronte quella dov'era seduto. Si
trovavano in una piccola libreria, adibita a sala da lettura. Molto
confortevole.
— Come
ti senti?
Leon
scrollò le spalle. — Mai stato meglio.
Raven lo
guardò con un sopracciglio alzato. — D'accordo, bel tentativo. Ora posso
sentire la risposta vera?
Il
ragazzo aggrottò la fronte. — Che cosa vuoi, Raven?
— Voglio
che mi parli — rispose lei, seria. — Voglio che la smetti di interpretare la
parte di quello senza sentimenti e mi dici cosa stai provando.
Leon
chiuse gli occhi, in silenzio.
— Per
favore — supplicò Raven. — Darren mi nasconde qualcosa, Thalia sta per invocare
un incantesimo che potrebbe radere al suolo la città e tu potresti...
—
Morire? — intervenne lui. — È questo che ti preoccupa? Che io muoia?
Raven
s'incupì. — Che domanda è? Certo che...
— Potrei
diventare pericoloso. Lo spirito che è in me potrebbe decidere di controllarmi
e allora sarei io il vostro nemico.
Di questo dovresti preoccuparti.
La
ragazza non riuscì più a trattenersi. Scattò in piedi, i pugni chiusi.
— Non mi
interessa! — esclamò quasi urlando. — Potresti anche decidere di conficcarmi
una spada nel cuore a sangue freddo, ma almeno saresti vivo!
—
Raven...
— Puoi
odiarci, Leon. Puoi infuriarti, ferirci, gridare, ma, ti prego, non pensare di dover fare tutto da solo.
Si avvicinò
alla poltrona e si accucciò sulle gambe, stringendogli una mano fra le sue.
Leon si
staccò dallo schienale sporgendosi verso di lei. La sua espressione non era più
fredda e lontana, sembrava addolorato.
— Non
voglio allontanarvi, Rav. Ma ho paura di quello che potrei fare se mi lasciassi
andare ai sentimenti. Io... sono terrorizzato.
Raven
gli accarezzò il viso, ignara delle lacrime che bagnavano il proprio.
— Lo
siamo tutti — mormorò. — Lo sono anch'io, ma... non ti lascerò. Qualunque cosa accada,
sarò al tuo fianco. Te lo prometto.
Gli
occhi dorati del ragazzo la osservarono così intensamente da darle i brividi, mentre
si chinava in avanti e posava le labbra sulle sue. Raven fu così sorpresa da
non riuscire a muoversi per un lungo istante. Poi chiuse gli occhi,
rilassandosi e cedendo al bacio.
Quando
si separarono, nessuno dei due riuscì a parlare. Raven aveva le guance rosse e
bagnate di pianto, Leon sembrava sul punto di cadere in pezzi da un momento
all'altro.
D'un
tratto, una voce risuonò nella stanza.
—
Ragazzi.
Thalia
era sulla soglia e, dalla sua espressione, doveva aver assistito all'intera
scena.
— Siamo
pronti.
Per
tutto il tragitto, Thalia non commentò l'accaduto e Raven le fu grata. Non
avrebbe saputo spiegarlo neppure lei. Figurarsi Leon, che sembrava aver
attivato di nuovo la sua espressione neutra. Avrebbe voluto prenderlo a
schiaffi.
Si
riunirono al pian terreno. La prima cosa che saltò all'occhio, fu l'arma di
Amros. Aveva in mano un bastone magico in legno scuro, che terminava con un
nodo naturale finemente lavorato. Non aveva pietre, a differenza di quello di
Thalia, ma più o meno a metà erano legati degli ossicini di diverse dimensioni,
insieme a qualche piuma scura.
— Sono
di corvo — specificò Amros e Raven si affrettò a distogliere lo sguardo. —
Animali interessanti, molto utili.
— Da morti
— commentò Darren.
Lo
stregone sfiorò uno dei pendenti. — Un piccolo prezzo da pagare.
La sua
espressione diede i brividi a Raven, che si affrettò a spostare la
conversazione su un altro argomento.
— Quindi
abbiamo tutto sotto controllo? — chiese. — Thalia?
La
bionda annuì. — So cosa devo fare.
— Bene.
Allora muoviamoci — asserì Leon.
Raven si
guardò intorno. — Aspettate... Dov'è Yvonne?
— È
andata a sistemare la situazione al giardino — rispose Amros.
— Da
sola?
— Non
essere sciocca. Ho chiamato le sacerdotesse nostre alleate. Grazie al loro
aiuto, avremo campo libero.
Nessun
altro ribatté. Si avviarono verso l'uscita in silenzio, schiacciati dall'atmosfera
cupa che aleggiava su di loro. Non appena aprirono il portone, però, una figura
caracollò in avanti.
—
Cavolo! — imprecò indietreggiando.
— Jared?
— esclamò Raven. — Che cosa ci fai qui?
Dopo lo
scontro con le sacerdotesse, l'avevano lasciato nella casa che lui stesso gli
aveva indicato per nascondersi, in modo che fosse al sicuro.
— Sono
arrivato giusto in tempo, vedo — rispose lui scostandosi i capelli dal viso.
— In
tempo per cosa? — chiese Darren.
— Per
venire con voi.
Raven lo
guardò come se fosse impazzito. — Per poco non ci sbattevi la porta in faccia
quando siamo arrivati a casa tua, e ora vuoi far parte del piano?
Jared
incrociò le braccia la petto. — Sono stufo di nascondermi. E del modo in cui mi
tratta Yvonne. Se vuole che non la disturbi più, deve darmi una spiegazione
valida — disse. — A proposito, dov'è?
Si
sporse per cercare di vedere alle spalle di Raven, ma la ragazza scosse la
testa.
— È al
giardino.
— Da
sola? — esclamò Jared, scioccato.
Amros alzò
un angolo delle labbra in un raro, brevissimo sorriso. — Amico vostro? —
ironizzò beccandosi un'occhiataccia da parte del ragazzo, che lo aggredì tra i
denti.
— Di
certo non tuo.
Lo
stregone tornò subito serio.
— Non
hai molti alleati qui, dovresti fartene una ragione — asserì Darren, con una
punta di sarcasmo.
Amros
evitò di rispondere, rivolgendosi invece a Jared.
—
Seguici, se vuoi. Ma non immischiarti.
La sua
voce suonò piuttosto spaventosa, ma non provocò alcuna reazione nel ragazzo.
Una
volta giunti alle porte del giardino, trovarono altre due guardie. Erano
vestite in modo differente dalle prime: non sembravano guerriere, bensì...
— Maghe —
disse Thalia. — Dovremmo...?
Amros si
fece avanti. Lo videro scambiare qualche parola con le donne, che subito dopo
lasciarono libero il passaggio.
— Come
ha fatto? — chiese Jared.
— A
quanto pare non tutte le sacerdotesse sono delle pazze assassine — spiegò Leon.
Avanzarono
e finalmente entrarono nel posto che gli aveva procurato tanti guai. Ma non
trovarono ciò che avevano immaginato.
Al posto
di piante rigogliose e magnifiche aiuole in fiore, c'erano piante morte e
cespugli secchi. Ovunque un grigiore di malattia e sofferenza, come se la vita
fosse stata completamente risucchiata da un'entità maligna.
L'unica
cosa che sembrava pulsare di potere e vitalità, era l'enorme albero al centro.
Circondato da uno strano pulviscolo argenteo, svettava su ogni altra cosa. Il
tronco era enorme e la chioma era color indaco, lo stesso delle divise
dell'Ordine.
— Ma
cosa...? — mormorò Raven.
Accanto
a lei, Darren ringhiò sommessamente. — Questa energia è oscura. Davvero oscura, oltre ogni previsione.
Non mi piace.
Thalia
lo superò, raggiungendo Amros. — Non uso la magia nera — gli disse. — Se vuoi
che stabilizzi l'incanto, devi convertirne quanta più possibile.
—
Richiederà molta più energia...
— Io non uso la magia nera.
Amros
ammutolì. Puntò gli occhi chiari in quelli azzurri della maga ed infine
capitolò. — D'accordo.
Thalia
sembrò tornare bendisposta e posò a terra il sacchetto di erbe e boccette che
si era portata dietro. Insieme allo stregone, dispose gli ingredienti attorno
al tronco e disegnò diversi simboli con una mistura nerastra e appiccicosa. La
preparazione durò diverso tempo, durante il quale Raven, Leon e Darren misero
al corrente Jared delle ultime scoperte.
—
Capisco — disse infine lui. — Quindi Yvonne non mi voleva accanto perché aveva
paura per la mia incolumità.
Raven
sospirò. — Tu hai protetto lei, quando eravate piccoli, ed ora ti ha ricambiato
il favore.
— Già —
mormorò Jared. — Ma non sono più un bambino. Adesso posso scegliere, senza
nascondermi. E scelgo di combattere.
Darren
rimase colpito dalla sua affermazione. — Non sei per niente male — gli disse.
Jared
rispose con una smorfia.
— Non è
una tua scelta — li interruppe una voce.
Yvonne
era comparsa silenziosa alle loro spalle. Non indossava più il lungo vestito,
ma una tenuta comoda composta da camicia e pantaloni. Oltre ad un mantello
indaco.
Jared
scattò in piedi. I due ragazzi rimasero a guardarsi, finché lui non scosse la
testa. — Ti sbagli, lo è eccome. Non riuscirai ad allontanarmi di nuovo.
Raven
sentì una fitta al petto. Comprendeva perfettamente i sentimenti di Jared,
perché erano gli stessi che provava per Leon. Paura di perderlo, rabbia per non
poter entrare nell'angolo del cuore dove nascondeva il suo dolore.
— Devi
andartene, Jared. Prima che il rituale inizi — gli intimò Yvonne.
— Dovrai
costringermi.
La
ragazza sospirò. — Sai che posso farlo. Per favore, fa' come ti ho detto.
— No! —
Jared annullò la distanza fra loro e le prese una mano. — Conoscevo Freija, per
tanto tempo è stata come una madre per me. Siamo cresciuti insieme, Yvonne.
Lasciami camminare ancora al tuo fianco.
La
ragazza si bloccò, titubante. Guardò Amros, ma lo stregone era troppo impegnato
con le sue pozioni per darle retta. Infine chiuse gli occhi e annuì. Jared si
rilassò, lasciandole la mano.
— Grazie.
Fu
Thalia a richiamarli all'ordine, quando tutto fu pronto. Si accostò a Darren e
Leon, con Raven di fianco, e sussurrò un paio di raccomandazioni.
—
Seguirò tutto con attenzione, ma nel momento in cui dovrò sostenere l'incanto
al posto di Amros, sarò impossibilitata a difendervi. Dovrete cavarvela da
soli.
— Sta'
tranquilla, ci penserò io — assicurò Darren.
— Leon —
riprese la maga. — Rimani dietro Ren. Non avvicinarti all'energia se non quando
te lo dico io.
Il
ragazzo assentì.
— Raven —
disse infine. — Tieni d'occhio Yvonne. Amros sarà legato a me, ma lei no.
Potrebbero essere d'accordo.
— Bene.
Thalia
prese un lungo respiro, poi si girò per tornare al suo posto.
I
ragazzi si disposero alle loro spalle, tranne Yvonne, che occupò lo spazio poco
più avanti.
— Tutti
pronti? — gridò Amros.
La
risposta affermativa arrivò in coro.
—
Iniziamo.
Lo
stregone alzò il bastone e improvvisamente tutti i simboli disegnati a terra
presero vita. Si attorcigliarono fra loro, creando nuovi disegni e nuove forme,
fino a formare un complicato cerchio di nodi criptici attorno al tronco.
L'albero
reagì quasi subito. Le foglie iniziarono a vibrare e un lieve lamento si dipanò
nel vento. Raven provò una sensazione stranissima, come se migliaia di formiche
le camminassero sulla pelle, poi un'onda di energia la investì in pieno. Vide
barcollare Darren, che aveva coperto Leon con il proprio corpo, e l'amico
sostenerlo. Anche Jared sembrava ansimante e sorpreso. Yvonne, invece, non
diede alcun segno di averla sentita.
La voce
di Amros risuonò per la prima volta, in una lingua che Raven non aveva mai
udito prima. Suoni gutturali mischiati a sibili inquietanti, fino ad arrivare
ad una cantilena ripetuta. Sempre la stessa. Ancora e ancora.
Quando
finalmente tacque, entrò in gioco Thalia. La maga si fece avanti e la pietra
del suo bastone brillò così forte da accecarli. Anche lei pronunciò qualche
parola, ma non appena ebbe terminato qualcosa mutò visibilmente.
L'atmosfera
si fece più fredda e tutto smise di muoversi, come congelato. Nessun rumore,
nessun tipo di suono.
Soltanto
una flebile luce, dal cuore del Vidyr, sempre più grande, sempre più vicina. E
una voce.
— E
così... sei tornato.
Capitolo 10
5 Giugno 2016
Etichette: fantasy, freija, il mistero di lanterville, jared, leon, raven, thalia, vidyr, yvonne