Il mistero di Lanterville ~ Cap.8


— Ingredienti? — ripeté Raven sconcertata.
Una sensazione di gelo aveva iniziato a farsi spazio nel suo petto. Non le piaceva quella parola, li faceva apparire come pedine di un gioco più grande di cui non conoscevano le regole.
— Spiegati meglio — disse Leon.
La sua espressione continuava ad essere indecifrabile. Raven non conosceva nessun altro tanto abile a nascondere i propri sentimenti.
Amros piegò le labbra in un sorriso piuttosto inquietante e scoccò un breve sguardo a Yvonne. La ragazza annuì nella sua direzione.
— Cercherò di renderla semplice — iniziò lo stregone.
Darren fece una smorfia.
— All'albero è accaduto qualcosa, e l'unico modo per purificarlo e farlo tornare come prima era chiedere il vostro aiuto. Sono stato io a suggerire di farvi venire qui quando mia figlia mi ha raccontato di te, Raven.
— Non potevi sapere che saremmo venuti anche noi — s'intromise Thalia.
Amros le sorrise. — Ho fatto delle ricerche prima di scrivere quella lettera. So molte cose su di voi, più di quante immaginiate.
Ancora una volta, la rossa sentì i brividi salirle lungo la schiena.
— Quindi era tutto programmato? — chiese. — La scelta della squadra, l'astio delle sacerdotesse, il comportamento di Yvonne. Tutto per essere sicuro di avere gli ingredienti giusti?
Lo stregone scosse la testa. — Avrei preferito essere io ad accogliervi e spiegarvi tutto, ma purtroppo siete arrivati prima di me. Né Yvonne né l'Ordine erano preparati al vostro arrivo. Tantomeno avrei immaginato che vi avrebbero attaccato in quel modo.
Rivolse uno sguardo eloquente a Leon, ma fu Darren a prendere la parola.
— Quella lancia era diretta a me. Se fossi stato io quello ferito, se Leon non fosse... — si bloccò, evitando di dire quello che stava pensando. — Ci sarebbe stato un pezzo mancante.
— Sì, hai perfettamente ragione. In quel caso ti avrei salvato e poi avrei chiesto a Leon di sottoporsi ad un incanto momentaneo che non avrebbe leso in alcun modo la sua salute.
— Sì, come no — ironizzò l'arciere.
Lo stregone puntò gli occhi chiari su di lui.
— Vi assicuro che non avevo, e non ho tutt'ora, nessuna intenzione di nuocervi. Il fatto che siate parte del mio piano non mi rende vostro nemico.
Raven rise. — Per quanto mi riguarda, al momento questa è la conversazione più pericolosa alla quale abbiamo preso parte da quando siamo qui.
— E la più noiosa, visto che non abbiamo alcuna intenzione di scendere a patti — aggiunse Darren.
Amros guardò Leon e, per la prima volta, sul suo viso brillò un lampo di dubbio.
— Ne sei sicuro? — chiese piano. — Forse il tuo amico vorrebbe tornare padrone della sua vita.
L'arciere si bloccò, assottigliando lo sguardo. — E questo cosa vorrebbe dire? Sei in grado di annullare l'incanto senza ucciderlo?
Amros scosse la testa. — Io no — rispose. — Ma l'albero può farlo.

Nei momenti successivi a quella rivelazione, nessuno parlò. I ragazzi continuarono a scambiarsi sguardi incerti e confusi, finché Darren non trascinò fuori Leon per un braccio.
— Allora — disse quando furono in corridoio, lontano da orecchie indiscrete — hai intenzione di credere a quello che dice?
L'altro aggrottò la fronte. — Non riesco neanche a credere a quello che mi passa per la testa al momento, quindi... no, direi di no.
Darren prese un lungo respiro, poi buttò fuori l'aria lentamente. — Odio questo posto, questa situazione e il fatto che ti abbiano trascinato nel mezzo come un bersaglio mobile — ringhiò.
L'amico gli posò una mano sulla spalla. — Lo so. Ma devi piantarla di sentirti in colpa, ok? Amros mi avrebbe fatto questa cosa in ogni caso. E sono certo che un mio rifiuto non avrebbe cambiato niente. Ora... — Fece una piccola pausa. — Il punto è questo: quel tipo è fuori di testa. Possiamo muovergli battaglia e perdere tutti gli abitanti di Lanterville - perché, ammettiamolo, non abbiamo idea di come fermare questa cosa - oppure possiamo dargli corda e vedere dove andiamo a finire. Se la questione si fa pericolosa o i patti non vengono rispettati... mi dispiace per la cittadina, ma combatteremo.
L'arciere assottigliò gli occhi rossi, puntandoli in quelli dorati dell'amico. — Mi interessa poco di questo posto. La missione è diventata un'altra: tirarti fuori dai guai. E se per questo devo sacrificare o strappare il cuore a morsi a metà della gente che vive qui, non vedo il problema.
— Ren...
— Dico sul serio — continuò Darren. — Ogni mia scelta, da questo momento in poi, riguarderà la tua salute. Nient'altro. E se Amros ha intenzione di giocarci uno scherzetto, lo ucciderò senza pensarci due volte. Insieme alla figlia.
Leon capitolò e non aggiunse altro. Conosceva troppo bene l'amico per credere di poterlo convincere a cambiare idea. Preferì tacere e annuire, ritornando nella stanza.
All'interno di essa, Raven stava discutendo animatamente con Yvonne.
— Sto soltanto dicendo che è incredibile che tu non me l'abbia detto! — gridò la rossa con tono isterico.
— Raven, era complicato...
— Senti, lascia stare, va bene? Avete superato il limite. Tu e quello che chiami padre. — Si voltò verso lo stregone. — Con tutto il rispetto, Amros, ma se decideremo di aiutarti sarà solo e soltanto per potercene andare di qui il più in fretta possibile. C'è del marcio in questo posto. E in voi.
Lo stregone annuì senza dar segno di essermi minimamente offeso. — Ciò che ha importanza è il fine della missione. Il resto non mi interessa. Potete odiarmi, disprezzarmi o quant'altro, ma, almeno per un po', dobbiamo lavorare insieme.
— Una magnifica prospettiva... — commentò Thalia. — Visto che siamo in argomento, mi sfugge un particolare. A cosa servo io? Sei in grado di invocare gli spiriti, ho percepito il potere della tua aura, quindi... perché un'altra maga?
Amros la guardò. — Sono potente, è vero. E conosco molte cose. Ma non sono infallibile. Non posso sostenere l'incanto da solo: se gli darò il via, non potrò fermarlo. Sarai tu a farlo. O moriremo tutti.
La maga spalancò gli occhi. — Vuoi dire che posso decidere io quando bloccare il flusso di energia?
Lo stregone annuì.
— Che vuol dire, Thal? — chiese Raven.
— Che se le cose dovessero mettersi male, posso bloccare tutto. In qualsiasi momento, ovunque io sia.
Amros sorrise. — Adesso credete alle mie parole? Vi sto fornendo le redini del piano. Ve lo ripeto: non sono vostro nemico.
— Questo è ancora da vedere — disse Darren. — Le parole di uno stregone valgono poco.
— Bene. In questo caso, forse è il momento di svelarvi il perché di tutta questa storia.

Il gruppo seguì lo stregone su uno dei piani inferiori, il secondo dal basso, per la precisione. Vi trovarono un enorme tavolo, come quello del piano terra, ingombro di libri. Uno fra tutti attirava l'attenzione: esattamente al centro, aperto a metà, le pagine scintillanti di energia azzurrina.
Thalia fu la prima ad avvicinarsi. Rimase china sulle pagine per un bel po' e, quando rialzò la testa, la sua espressione non presagiva nulla di buono.
— Un rituale per invocare uno spirito? — chiese.
Amros le si affiancò, indicando una riga in particolare.
— Per un tempo breve. Vedi? Radice di Gastris.
La maga annuì. — Ma non capisco il nesso con ciò che sta accadendo.
— È semplice: non avevo calcolato l'influsso dell'albero, che ha impedito la stabilizzazione dell'energia.
— Ma perché farlo proprio qui a Lanterville?
— Perché è qui che è morta — risuonò la voce di Yvonne.
Tutti si voltarono verso di lei, tranne Amros, che chiuse gli occhi.
— Mia madre. Freija.
La notizia scioccò Raven.
— Avete cercato di invocare Freija? Perché?
Yvonne piantò gli occhi chiari e pieni di rabbia in quelli della ragazza.
— Perché lei conosceva il segreto dell'albero. Il modo per... — sospirò. — Il modo per distruggerlo senza radere al suolo Lanterville. È per questo che è stata uccisa. Ed è per questo che hanno cercato me per lungo tempo. Lei era l'ultima Custode.
Darren aggrottò la fronte. — E perché avrebbero dovuto ucciderla se era così importante?
Fu Amros a rispondere. — L'Ordine è cambiato con il passare degli anni. Prima non erano necessari sacrifici di sangue, bastava far fiorire l'albero e accompagnarlo durante tutta la sua vita. Una volta terminato il ciclo, quando il Vidyr appassiva, le sacerdotesse cambiavano dimora. Ma più si accresceva il loro potere, più la tentazione di creare un luogo inespugnabile e perennemente rigoglioso, di cui essere padrone, si aggrappava alla loro coscienza. Iniziarono a fare esperimenti, a chiudersi su loro stesse, eliminando qualsiasi ostacolo. Nonostante la riuscita dell'incanto d'immortalità sul Vidyr, però, nulla è del tutto al riparo dalla morte. Qualsiasi magia può essere annullata. Così decisero di nascondere questo segreto e affidarlo a dei Custodi, che divennero bersagli una volta che a capo dell'Ordine fu salito un gruppo di maghe ambiziose e letali. Diedero la caccia ai Custodi, in ogni città e villaggio, finché non rimase soltanto Freija. Fu una sorpresa per loro vederla tornare, con una figlia per di più. Il resto della storia lo conoscete.
Quando lo stregone ebbe terminato, Darren, Leon, Thalia e Raven si guardarono. Erano tutti sorpresi dalla rivelazione, ma la maga aveva ancora dei dubbi.
— Tu però ora fai parte dell'Ordine — disse rivolta ad Yvonne. — E non mi sembri morta.
La giovane sorrise, fredda. — Non hai una visione d'insieme della situazione. Le cose non sono sempre bianche o nere, maga.
L'espressione di Thalia s'indurì. — Illuminami, sacerdotessa.
— È vero che il Consiglio dell'Ordine è macchiato dalla malvagità, ma c'è ancora qualcuno che tenta di far tornare le cose al loro posto. Io faccio parte di quel gruppo e ci sono entrata perché ad alcune verità si può accedere solo dall'interno.
— Le ho chiesto io di farlo — s'intromise Amros. — E le ho chiesto di raggiungermi qui, spiegandole la situazione.
Raven reagì all'istante. — È per questo che l'hai perdonato.
Yvonne annuì. — Non solo per questo. Amros era partito alla ricerca di un modo per aiutare mia madre. Non ci ha abbandonate, stava cercando di salvarci.
L'esclamazione stizzita di Darren risuonò in tutta la stanza. — Storia commovente, non c'è che dire. Ben orchestrata. E con questo? Molta gente ha un passato strappalacrime alle spalle, la cosa non mi tange.
Leon sollevò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso.
— Ho una sola cosa da dirvi: vi aiuteremo con il solo scopo di rimettere a posto Leon. Evocheremo questa fantasma, o quello che è, attingeremo al potere dell'albero e poi diremo addio a questo posto. Qualunque cosa dica il vostro spirito, qualunque sia questo grande segreto, ce ne tiriamo fuori.
Raven annuì e Thalia fece lo stesso.
— Il patto è questo. Nessun termine di compromesso. Vi sta bene? — chiese Leon.
Amros li scrutò uno per uno. Infine anche lui annuì.
— Affare fatto.
— Ma... padre! — esclamò Yvonne.
— No, figlia mia. È giusto così. Abbiamo già chiesto troppo a Blackborne.
Darren quasi ringhiò. — Come dargli torno — sibilò girandosi verso Leon.
L'amico rise brevemente.
— Quindi — riprese Thalia — da dove iniziamo? Vi ricordo che non siamo più i benvenuti.
— Come se lo fossimo mai stati — brontolò l'arciere.
— Come ho già detto — rispose Yvonne — alcune sacerdotesse sono dalla nostra parte. Ci faranno entrare nel giardino.
— Ottimo. E il piano sarebbe...? — chiese Raven.
— Seguire le istruzioni di questo libro — disse Thalia. — Con le opportune modifiche — aggiunse guardando lo stregone.
Lui annuì. — Esatto. Insieme, dovremmo riuscire a contrastare l'influsso del Vidyr. Se non fosse abbastanza, me ne occuperò io e il resto sarà in mano tua.
La maga fece un senno di assenso. — Sarò pronta.
— Per quanto riguarda il mio... problema? — chiese Leon.
— Quando interromperemo il contatto, incanalerò l'energia residua verso di te. Dovrebbe bastare a stabilizzare la tua anima e liberare lo spirito intrappolato.
— Dovrebbe? — intervenne Darren.
— Ci riuscirò — assicurò Amros.
— Lo spero per te.
— Le minacce non aiuteranno, ragazzo — disse lo stregone.
L'arciere si limitò a guardarlo con un sorriso aggressivo.
— D'accordo, facciamola breve. Quando si inizia? — chiese Raven.
— Stanotte.

Capitolo 9
10 Maggio 2016

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