—
Ingredienti? — ripeté Raven sconcertata.
Una
sensazione di gelo aveva iniziato a farsi spazio nel suo petto. Non le piaceva
quella parola, li faceva apparire come pedine di un gioco più grande di cui non
conoscevano le regole.
—
Spiegati meglio — disse Leon.
La sua
espressione continuava ad essere indecifrabile. Raven non conosceva nessun
altro tanto abile a nascondere i propri sentimenti.
Amros
piegò le labbra in un sorriso piuttosto inquietante e scoccò un breve sguardo a
Yvonne. La ragazza annuì nella sua direzione.
—
Cercherò di renderla semplice — iniziò lo stregone.
Darren
fece una smorfia.
—
All'albero è accaduto qualcosa, e l'unico modo per purificarlo e farlo tornare
come prima era chiedere il vostro aiuto. Sono stato io a suggerire di farvi
venire qui quando mia figlia mi ha raccontato di te, Raven.
— Non
potevi sapere che saremmo venuti anche noi — s'intromise Thalia.
Amros le
sorrise. — Ho fatto delle ricerche prima di scrivere quella lettera. So molte
cose su di voi, più di quante immaginiate.
Ancora
una volta, la rossa sentì i brividi salirle lungo la schiena.
— Quindi
era tutto programmato? — chiese. — La scelta della squadra, l'astio delle
sacerdotesse, il comportamento di Yvonne. Tutto per essere sicuro di avere gli
ingredienti giusti?
Lo stregone scosse la testa. — Avrei preferito essere io ad accogliervi e spiegarvi tutto,
ma purtroppo siete arrivati prima di me. Né Yvonne né l'Ordine erano preparati
al vostro arrivo. Tantomeno avrei immaginato che vi avrebbero attaccato in quel
modo.
Rivolse uno
sguardo eloquente a Leon, ma fu Darren a prendere la parola.
— Quella
lancia era diretta a me. Se fossi stato io quello ferito, se Leon non fosse... —
si bloccò, evitando di dire quello che stava pensando. — Ci sarebbe stato un pezzo
mancante.
— Sì, hai
perfettamente ragione. In quel caso ti avrei salvato e poi avrei chiesto a Leon
di sottoporsi ad un incanto momentaneo che non avrebbe leso in alcun modo la
sua salute.
— Sì,
come no — ironizzò l'arciere.
Lo
stregone puntò gli occhi chiari su di lui.
— Vi
assicuro che non avevo, e non ho tutt'ora, nessuna intenzione di nuocervi. Il
fatto che siate parte del mio piano non mi rende vostro nemico.
Raven
rise. — Per quanto mi riguarda, al momento questa è la conversazione più
pericolosa alla quale abbiamo preso parte da quando siamo qui.
— E la
più noiosa, visto che non abbiamo alcuna intenzione di scendere a patti —
aggiunse Darren.
Amros
guardò Leon e, per la prima volta, sul suo viso brillò un lampo di dubbio.
— Ne sei
sicuro? — chiese piano. — Forse il tuo amico vorrebbe tornare padrone
della sua vita.
L'arciere si bloccò, assottigliando lo sguardo. — E questo cosa vorrebbe dire? Sei in
grado di annullare l'incanto senza ucciderlo?
Amros
scosse la testa. — Io no — rispose. — Ma l'albero può farlo.
Nei
momenti successivi a quella rivelazione, nessuno parlò. I ragazzi continuarono
a scambiarsi sguardi incerti e confusi, finché Darren non trascinò fuori Leon
per un braccio.
— Allora
— disse quando furono in corridoio, lontano da orecchie indiscrete — hai
intenzione di credere a quello che dice?
L'altro aggrottò la fronte. — Non riesco neanche a credere a quello che mi passa per la
testa al momento, quindi... no, direi di no.
Darren
prese un lungo respiro, poi buttò fuori l'aria lentamente. — Odio questo posto,
questa situazione e il fatto che ti abbiano trascinato nel mezzo come un
bersaglio mobile — ringhiò.
L'amico
gli posò una mano sulla spalla. — Lo so. Ma devi piantarla di sentirti in
colpa, ok? Amros mi avrebbe fatto questa cosa in ogni caso. E sono certo che un
mio rifiuto non avrebbe cambiato niente. Ora... — Fece una piccola pausa. — Il
punto è questo: quel tipo è fuori di testa. Possiamo muovergli battaglia e
perdere tutti gli abitanti di Lanterville - perché, ammettiamolo, non abbiamo idea
di come fermare questa cosa - oppure possiamo dargli corda e vedere dove
andiamo a finire. Se la questione si fa pericolosa o i patti non vengono
rispettati... mi dispiace per la cittadina, ma combatteremo.
L'arciere assottigliò gli occhi rossi, puntandoli in quelli dorati dell'amico. — Mi
interessa poco di questo posto. La missione è diventata un'altra: tirarti fuori
dai guai. E se per questo devo sacrificare o strappare il cuore a morsi a metà
della gente che vive qui, non vedo il problema.
— Ren...
— Dico
sul serio — continuò Darren. — Ogni mia scelta, da questo momento in poi,
riguarderà la tua salute. Nient'altro. E se Amros ha intenzione di giocarci uno
scherzetto, lo ucciderò senza pensarci due volte. Insieme alla figlia.
Leon
capitolò e non aggiunse altro. Conosceva troppo bene l'amico per credere di
poterlo convincere a cambiare idea. Preferì tacere e annuire, ritornando nella
stanza.
All'interno
di essa, Raven stava discutendo animatamente con Yvonne.
— Sto
soltanto dicendo che è incredibile che tu non me l'abbia detto! — gridò la
rossa con tono isterico.
— Raven,
era complicato...
— Senti,
lascia stare, va bene? Avete superato il limite. Tu e quello che chiami padre. —
Si voltò verso lo stregone. — Con tutto il rispetto, Amros, ma se decideremo di
aiutarti sarà solo e soltanto per potercene andare di qui il più in fretta
possibile. C'è del marcio in questo posto. E in voi.
Lo
stregone annuì senza dar segno di essermi minimamente offeso. — Ciò che ha
importanza è il fine della missione. Il resto non mi interessa. Potete odiarmi,
disprezzarmi o quant'altro, ma, almeno per un po', dobbiamo lavorare insieme.
— Una
magnifica prospettiva... — commentò Thalia. — Visto che siamo in argomento, mi
sfugge un particolare. A cosa servo io? Sei in grado di invocare gli spiriti,
ho percepito il potere della tua aura, quindi... perché un'altra maga?
Amros la
guardò. — Sono potente, è vero. E conosco molte cose. Ma non sono infallibile.
Non posso sostenere l'incanto da solo: se gli darò il via, non potrò fermarlo.
Sarai tu a farlo. O moriremo tutti.
La maga spalancò gli occhi. — Vuoi dire che posso decidere io quando bloccare il flusso
di energia?
Lo
stregone annuì.
— Che
vuol dire, Thal? — chiese Raven.
— Che se
le cose dovessero mettersi male, posso bloccare tutto. In qualsiasi momento,
ovunque io sia.
Amros
sorrise. — Adesso credete alle mie parole? Vi sto fornendo le redini del piano.
Ve lo ripeto: non sono vostro nemico.
— Questo
è ancora da vedere — disse Darren. — Le parole di uno stregone valgono poco.
— Bene. In questo caso, forse è il momento di svelarvi il perché di
tutta questa storia.
Il
gruppo seguì lo stregone su uno dei piani inferiori, il secondo dal basso, per
la precisione. Vi trovarono un enorme tavolo, come quello del piano terra,
ingombro di libri. Uno fra tutti attirava l'attenzione: esattamente al centro,
aperto a metà, le pagine scintillanti di energia azzurrina.
Thalia
fu la prima ad avvicinarsi. Rimase china sulle pagine per un bel po' e, quando
rialzò la testa, la sua espressione non presagiva nulla di buono.
— Un
rituale per invocare uno spirito? — chiese.
Amros le
si affiancò, indicando una riga in particolare.
— Per un
tempo breve. Vedi? Radice di Gastris.
La maga annuì. — Ma non capisco il nesso con ciò che sta accadendo.
— È
semplice: non avevo calcolato l'influsso dell'albero, che ha impedito la
stabilizzazione dell'energia.
— Ma
perché farlo proprio qui a Lanterville?
— Perché
è qui che è morta — risuonò la voce di Yvonne.
Tutti si
voltarono verso di lei, tranne Amros, che chiuse gli occhi.
— Mia
madre. Freija.
La
notizia scioccò Raven.
— Avete
cercato di invocare Freija? Perché?
Yvonne
piantò gli occhi chiari e pieni di rabbia in quelli della ragazza.
— Perché
lei conosceva il segreto dell'albero. Il modo per... — sospirò. — Il modo per distruggerlo
senza radere al suolo Lanterville. È per questo che è stata uccisa. Ed è per
questo che hanno cercato me per lungo tempo. Lei era l'ultima Custode.
Darren
aggrottò la fronte. — E perché avrebbero dovuto ucciderla se era così
importante?
Fu Amros
a rispondere. — L'Ordine è cambiato con il passare degli anni. Prima non erano
necessari sacrifici di sangue, bastava far fiorire l'albero e accompagnarlo
durante tutta la sua vita. Una volta terminato il ciclo, quando il Vidyr
appassiva, le sacerdotesse cambiavano dimora. Ma più si accresceva il loro
potere, più la tentazione di creare un luogo inespugnabile e perennemente
rigoglioso, di cui essere padrone, si aggrappava alla loro coscienza.
Iniziarono a fare esperimenti, a chiudersi su loro stesse, eliminando qualsiasi
ostacolo. Nonostante la riuscita dell'incanto d'immortalità sul Vidyr, però,
nulla è del tutto al riparo dalla morte. Qualsiasi magia può essere annullata.
Così decisero di nascondere questo segreto e affidarlo a dei Custodi, che
divennero bersagli una volta che a capo dell'Ordine fu salito un gruppo di
maghe ambiziose e letali. Diedero la caccia ai Custodi, in ogni città e
villaggio, finché non rimase soltanto Freija. Fu una sorpresa per loro vederla
tornare, con una figlia per di più. Il resto della storia lo conoscete.
Quando
lo stregone ebbe terminato, Darren, Leon, Thalia e Raven si guardarono. Erano tutti
sorpresi dalla rivelazione, ma la maga aveva ancora dei dubbi.
— Tu
però ora fai parte dell'Ordine — disse rivolta ad Yvonne. — E non mi sembri
morta.
La giovane sorrise, fredda. — Non hai una visione d'insieme della situazione. Le cose non
sono sempre bianche o nere, maga.
L'espressione
di Thalia s'indurì. — Illuminami, sacerdotessa.
— È vero
che il Consiglio dell'Ordine è macchiato dalla malvagità, ma c'è ancora
qualcuno che tenta di far tornare le cose al loro posto. Io faccio parte di
quel gruppo e ci sono entrata perché ad alcune verità si può accedere solo
dall'interno.
— Le ho
chiesto io di farlo — s'intromise Amros. — E le ho chiesto di raggiungermi qui,
spiegandole la situazione.
Raven
reagì all'istante. — È per questo che l'hai perdonato.
Yvonne
annuì. — Non solo per questo. Amros era partito alla ricerca di un modo per
aiutare mia madre. Non ci ha abbandonate, stava cercando di salvarci.
L'esclamazione
stizzita di Darren risuonò in tutta la stanza. — Storia commovente, non c'è che
dire. Ben orchestrata. E con questo? Molta gente ha un passato strappalacrime
alle spalle, la cosa non mi tange.
Leon
sollevò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso.
— Ho una
sola cosa da dirvi: vi aiuteremo con il solo scopo di rimettere a posto Leon.
Evocheremo questa fantasma, o quello che è, attingeremo al potere dell'albero e
poi diremo addio a questo posto. Qualunque cosa dica il vostro spirito, qualunque
sia questo grande segreto, ce ne tiriamo fuori.
Raven
annuì e Thalia fece lo stesso.
— Il
patto è questo. Nessun termine di compromesso. Vi sta bene? — chiese Leon.
Amros li
scrutò uno per uno. Infine anche lui annuì.
— Affare
fatto.
— Ma...
padre! — esclamò Yvonne.
— No,
figlia mia. È giusto così. Abbiamo già chiesto troppo a Blackborne.
Darren
quasi ringhiò. — Come dargli torno — sibilò girandosi verso Leon.
L'amico
rise brevemente.
— Quindi
— riprese Thalia — da dove iniziamo? Vi ricordo che non siamo più i benvenuti.
— Come
se lo fossimo mai stati — brontolò l'arciere.
— Come
ho già detto — rispose Yvonne — alcune sacerdotesse sono dalla nostra parte. Ci
faranno entrare nel giardino.
—
Ottimo. E il piano sarebbe...? — chiese Raven.
—
Seguire le istruzioni di questo libro — disse Thalia. — Con le opportune
modifiche — aggiunse guardando lo stregone.
Lui
annuì. — Esatto. Insieme, dovremmo riuscire a contrastare l'influsso del Vidyr.
Se non fosse abbastanza, me ne occuperò io e il resto sarà in mano tua.
La maga
fece un senno di assenso. — Sarò pronta.
— Per
quanto riguarda il mio... problema? — chiese Leon.
— Quando
interromperemo il contatto, incanalerò l'energia residua verso di te. Dovrebbe
bastare a stabilizzare la tua anima e liberare lo spirito intrappolato.
—
Dovrebbe? — intervenne Darren.
— Ci
riuscirò — assicurò Amros.
— Lo
spero per te.
— Le
minacce non aiuteranno, ragazzo — disse lo stregone.
L'arciere si limitò a guardarlo con un sorriso aggressivo.
—
D'accordo, facciamola breve. Quando si inizia? — chiese Raven.
—
Stanotte.
Capitolo 9
10 Maggio 2016
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