Il
gruppo non dovette camminare molto per raggiungere il luogo di cui Jared aveva
parlato. Si trattava di una casupola al confine ovest di Lanterville, all'ombra
del muro di cinta che proteggeva la
cittadina.
L'interno
era buio, con le imposte chiuse, e quando il ragazzo accese qualche candela si
accorsero che la polvere copriva tutto in strati piuttosto consistenti.
— Che
posto è questo? — chiese Raven passando un dito sul tavolo al centro della
stanza.
— La mia
vecchia casa. Quando Bart è morto mi sono trasferito nella sua, più vicino alla
fucina — spiegò Jared.
— E Bart
sarebbe...? — domandò Darren.
— Il
vecchio fabbro. Mi ha insegnato il mestiere e mi ha cresciuto.
Leon,
nel frattempo, si era avvicinato ad una delle finestre e sbirciava fuori attraverso
le fessure.
— Sembra
che nessuno ci abbia seguito.
— Certo
che no — esclamò Thalia. — Eravamo invisibili!
Lui la
guardò con un sopracciglio alzato. — Non parlavo delle sacerdotesse.
— Già —
s'intromise Raven. — Sembra sia arrivato qualcuno di più potente di cui
preoccuparci.
Darren
tamburellò le dita sul legno. — Allora, qual è la prossima mossa?
La maga batté il bastone a terra e tutti si voltarono a guardarla.
— Non ho
fatto niente! — si giustificò subito.
L'arciere incrociò le braccia e lei sospirò. — Stavo provando una cosa, va bene?
— E
metterci al corrente ti sembrava troppo faticoso?
Raven
alzò gli occhi al cielo. — Avete finito?
Entrambi
la guardarono, mentre Leon reprimeva una smorfia. Jared, invece, sembrava
sconcertato.
— Come
fate ad essere così tranquilli? — chiese grattandosi il mento.
Darren
lo guardò come se avesse detto qualcosa di assolutamente folle. — Ti sembriamo
tranquilli?
— Be',
sì...
La rossa intervenne prima che l'arciere lo sbranasse.
— Anni
di missioni ci hanno insegnato a non farci prendere dal panico in situazioni di
pericolo. Andare fuori di testa non aiuterebbe nessuno. Anche se a volte è piuttosto difficile...
Leon incrociò
il suo sguardo e aggrottò lievemente la
fronte. La ragazza guardò altrove, ma continuò a sentire gli occhi dorati del
ragazzo su di lei.
Jared,
nel frattempo, sembrava aver compreso le sue parole, perché non replicò. Fu Thalia
a riprendere la parola.
— Ho
controllato: non ci sono aure potenti nelle vicinanze. È come se Amros fosse
sparito nel nulla.
— Non lo
è — replicò Darren. — Io riesco a sentirlo.
La maga emise un versetto infastidito. — Come accidenti...?
L'arciere scoprì i denti in un ghigno. — Sensi da lupo, bionda.
— Quanto
è vicino? — s'intromise Leon.
— Non
così tanto da dovercene preoccupare. Inoltre la sua energia sembra un po'...
sotto tono.
— Che
vuol dire? — chiese Thalia.
— È come
se ne avesse consumata troppa. Sento lo stesso quando tu invochi incanti che ti
sfiancano.
— Ma non
ha fatto nulla di strano — disse Raven. — Una barriera non dovrebbe richiedere molto
potere. Tanto più a uno come lui.
Il
gruppo tacque per un po', ognuno chiuso nei suoi pensieri. Finché una voce
ruppe il silenzio.
— Forse
non è stata la barriera il problema — iniziò Leon. — Forse...
Si
sfiorò il buco nella maglietta, dove avrebbe dovuto esserci la sua ferita.
Darren si
fece cupo. — Non penserai davvero che abbia rischiato tanto per salvarti.
— Hai
altre idee?
Thalia
si fece avanti. — Mi state dicendo che uno stregone che anche le sacerdotesse
sembrano temere è tornato e si è indebolito per una semplice magia di
guarigione? Per favore, Leon, ora non...
— Non mi
ha guarito, Thal.
La maga tacque.
— Mi
ha riportato indietro.
La
rivelazione gelò tutti i presenti. Il cuore di Raven saltò un battito, ma ciò
che la preoccupò di più fu l'espressione di Darren.
Era
sbiancato e sembrava visibilmente scioccato. Tentò di dire qualcosa, ma le
parole gli morirono in gola. Thalia, al suo fianco, gli sfiorò un braccio, ma
non ebbe reazione.
— Tu
sei... — mormorò l'arciere.
Leon sospirò.
— Non sono sicuro di aver oltrepassato la linea, ma... — Si posò due dita sugli
occhi chiusi. — Ho sentito le parole di un incantesimo. Roba oscura. Credo
fosse...
—
Necromanzia — concluse la maga.
Darren si
appoggiò al tavolo, lo sguardo basso.
— Vuol
dire che stiamo parlando con un cadavere guidato dalla magia? — chiese Jared
poco convinto. — Non mi sembra granché morto — aggiunse poi, scrutando Leon.
— Non
dire idiozie! — esclamò Raven. — So riconoscere un morto che cammina quando lo
vedo, maledizione!
Thalia
tossicchiò, attirando l'attenzione di tutti.
— Esiste
una branca della Necromanzia che viene applicata a coloro che sono sulla soglia
dell'esistenza, né vivi né morti.
— E la
differenza qual è?
— Un
Necromante muove corpi inermi, sottomettendoli al suo comando. Non hanno vita,
non hanno coscienza. Sono scatole vuote. In questo caso, invece, Amros deve
aver invocato uno degli spiriti che vagano imprigionati in questa realtà anche
dopo il trapasso, e averlo... sacrificato per far sì che l'essenza vitale di
Leon restasse nel suo corpo.
Leon
avanzò un po', incerto. — Vuol dire che per far vivere me ha ucciso qualcun
altro?
— Non
esattamente ucciso. Non si può uccidere qualcosa che è già morto. Ne ha
impedito la reincarnazione, legandolo a te.
Raven
ascoltò con attenzione e, se dapprima non riuscì a comprendere del tutto la
questione, ora iniziava a capire. Mentre il cuore le si faceva pesante.
— Non è
roba da Sciamani? — chiese Jared dopo un po'. — Ho sentito di storie simili.
Thalia
annuì. — Ci si avvicina, ma c'è una differenza fondamentale: uno Sciamano
rispetta le leggi naturali e gli spiriti, chiedendo loro aiuto. Un Necromante,
invece, li sfrutta e li piega al suo volere.
— Contro
la loro volontà. Quindi potrebbero... — mormorò Jared.
—
Ribellarsi, sì. È una magia instabile.
Uno
strano sorriso si fece spazio sul volto di Leon. — Non sarò un morto che cammina,
ma non sono comunque padrone assoluto della mia vita. Volevi dire questo,
giusto?
La maga lo guardò mortificata. — Mi dispiace...
Lui
scosse la testa. — Non è colpa tua. Vivo e no, sono qui e ciò che importa è
risolvere la questione per cui ci hanno chiamati. Il resto aspetterà.
Fu
allora che Darren prese finalmente la parola.
— Sta'
lontano dalla magia — disse piano. Poi lo ripeté più forte affinché tutti lo
udissero. — Se saremo costretti a combattere con Amros, rimani nascosto.
— Non se
ne parla.
L'arciere gli puntò un dito contro il petto. — Stammi a sentire, eroe. Se vuoi tornare a
casa devi fare come ti dico. Oppure sei così stanco di vivere da sentirti libero di rischiare?
Leon
aggrottò la fronte. — Sei impazzito?
— So che
cosa vuol dire non essere padroni della propria esistenza. E, fidati, non hai
neanche iniziato a capire che cosa significa temere di perdere la propria
coscienza e non poter fare niente per impedirlo.
Raven spostò
istintivamente lo sguardo su Thalia e vide che aveva gli occhi lucidi.
— Te lo
ripeto: sta' lontano dalla magia. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo almeno
per noi.
— Ti
supplico, Leon... — mormorò la maga e Raven annuì in sostegno.
Il
ragazzo sospirò e chiuse gli occhi per un istante.
—
D'accordo — disse soltanto.
Passarono
i momenti successivi a pianificare una strategia. Secondo Jared, il posto più
sicuro della città era la torre dove erano stati accolti da Yvonne. Thalia
confermò che era anche il luogo più semplice da schermare con la magia. Quindi
decisero di rischiare e andare a dare un'occhiata.
Dati gli
ultimi avvenimenti, al momento la figura di Amros era avvolta nell'ombra.
Avrebbe potuto essere un nemico come un alleato, quindi valeva la pena tentare
un approccio neutrale. Per quanto riguardava le sacerdotesse, invece, sarebbe
stato molto meglio evitarle.
— Puoi
utilizzare ancora il trucco dell'invisibilità? — chiese Raven.
La maga
annuì, ma aggiunse: — Non basterà a farci passare inosservati come prima. Dopo
l'incantesimo di Amros, nell'aria erano rimasti dei rimasugli di magia che
confondevano i sensi delle sacerdotesse. Ora come ora saranno spariti e
potranno percepire la mia energia.
—
Dannazione — imprecò Darren.
— Però —
s'intromise Leon — non tutte le sacerdotesse possiedono poteri magici. Se Ren
riuscisse a percepire quelle potenti, potremmo tenercene alla larga.
Thalia
guardò l'arciere. — Che ne dici?
Darren
sorrise soddisfatto. — Che è ora di andare a fare una chiacchierata con il
nostro paparino.
Non
appena Thalia ebbe ripristinato l'incantesimo d'invisibilità, i ragazzi
uscirono alla luce del giorno. Percorsero quella parte di Lanterville senza
problemi, ma quando arrivarono nei pressi del giardino si bloccarono.
— Ren?
— A
destra.
Svoltarono
e continuarono lungo una stretta stradina in cui dovettero evitare un paio di sacerdotesse
di guardia.
Arrivare
allo spiazzo centrale non si rivelò affatto facile. Inoltre, giunti nei
pressi della torre, scoprirono che era presidiata da tre sacerdotesse. Di cui
due sicuramente addestrate alla magia.
— Inizio
a pensare che questo posto porti sfortuna — si lamentò Darren. — E la cosa mi
irrita.
— Sta'
calmo — gli disse Leon.
Ma l'amico non lo stava ascoltando. I suoi canini si erano allungati considerevolmente e
gli occhi brillavano di un rosso più intenso del normale.
—
Restate qui — ordinò.
— Non
puoi batterle da solo! — insorse Thalia.
— Non
posso combattendo da umano. Se mi trasformo, non potranno percepire
la mia energia, sarò veloce e, grazie al tuo incantesimo, invisibile. Non posso sbagliare, sono soltanto in
tre.
Raven ci
pensò su un attimo. Se le sacerdotesse avessero saputo dei poteri di Darren,
non avrebbero certo lasciato soltanto tre guardie. Era un'occasione propizia,
tanto valeva approfittarne.
— Penso
sia una buona idea — disse.
Gli
altri rimasero sulle spine, ma non replicarono. Soltanto Leon rivolse uno
sguardo preoccupato all'amico, che rispose con un ringhio sicuro.
Un
istante dopo, un lupo prese il posto di Darren e si lanciò all'attacco. Appena
fu uscito dalla cupola, divenne invisibile anche a loro e non poterono seguire
i suoi movimenti.
La prima
cosa che videro furono delle foglie smosse da una folata di vento improvvisa. Poi la prima sacerdotessa
cadde, la gola squarciata. La seconda, con la lancia magica in mano, iniziò a
gettare piccole sfere di magia a caso, che esplodevano toccando il terreno. Ma
nessuna di esse sembrò andare a segno. Venne colpita alle spalle e, con un rantolo,
si accasciò a terra. La terza non si sforzò neppure di estrarre l'arma. Corse
via senza guardarsi indietro.
Quando
il posto fu deserto, i quattro ragazzi rimasti sotto la cupola d'invisibilità ne uscirono, raggiungendo la torre, e Darren, sotto forma di lupo con il pelo insanguinato, si unì a loro.
Bussarono più volte, insistentemente, sperando di non dover tentare di
sfondarla.
Non
accadde.
Dopo
qualche minuto, si trovarono davanti un viso familiare.
—
Entrate, presto! — li accolse Yvonne.
Raven su
felice di scoprire che stava bene, ma non ebbe modo di parlarle.
Si
chiusero in fretta la porta alle spalle e attesero che Darren riprendesse
fattezze umane. Non senza fatica. Come al solito, ebbe bisogno di qualche
momento per tornare in sé, e non appena si sentì pronto li raggiunse.
Salirono
diversi piani di scale, fino ad arrivare all'ultimo. Un corridoio molto stretto
portava all'unica stanza presente. La porta era aperta e già a qualche passo di
distanza si riusciva ad intravedere la figura di un uomo di spalle.
— Padre —
disse Yvonne, una volta nella stanza. — Sono qui.
L'uomo
si voltò lentamente. La sua espressione era seria, ma rilassata, come se nulla
potesse turbarlo. Gli occhi chiari passarono in rassegna i presenti con
attenzione, fino a fermarsi su Leon. Non disse nulla e il ragazzo non si mosse
minimamente.
Poi fu
il turno di Raven.
— Tu
devi essere la ragazza di cui Yvonne mi ha parlato — disse avanzando con le
mani dietro la schiena.
A un passo
da lei, allungò una mano e la ragazza si ritrasse bruscamente. L'uomo sorrise.
— Non ti
fidi, lo capisco — ammise.
Poi si spostò di lato.
— Ma se
vogliamo uscire vivi da questa situazione, dobbiamo collaborare.
— Yvonne
che ne pensa? — sbottò Raven.
Fu
proprio la ragazza a rispondere. — Sono con mio padre.
— Perché
la cosa non mi stupisce? — ironizzò Darren.
Thalia
lo fulminò, mentre Leon si faceva avanti.
— Prima
una domanda — disse.
— Vuoi
sapere perché ho fatto ciò che ho fatto — lo precedette Amros.
Il ragazzo annuì.
— Perché
mi servi. Mi servite, tutti voi. Una maga, un mezzo lupo, un legame affettivo
e... — elencò guardando gli altri tre. — E un uomo sfuggito alla
morte.
I
ragazzi trasalirono e Yvonne abbassò gli occhi, incapace di incrociare i loro
sguardi.
— Siete i
miei ingredienti.
Capitolo 8
15 Aprile 2016
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