Il mistero di Lanterville ~ Cap.7


Il gruppo non dovette camminare molto per raggiungere il luogo di cui Jared aveva parlato. Si trattava di una casupola al confine ovest di Lanterville, all'ombra del muro di cinta che  proteggeva la cittadina.
L'interno era buio, con le imposte chiuse, e quando il ragazzo accese qualche candela si accorsero che la polvere copriva tutto in strati piuttosto consistenti.
— Che posto è questo? — chiese Raven passando un dito sul tavolo al centro della stanza.
— La mia vecchia casa. Quando Bart è morto mi sono trasferito nella sua, più vicino alla fucina — spiegò Jared.
— E Bart sarebbe...? — domandò Darren.
— Il vecchio fabbro. Mi ha insegnato il mestiere e mi ha cresciuto.
Leon, nel frattempo, si era avvicinato ad una delle finestre e sbirciava fuori attraverso le fessure.
— Sembra che nessuno ci abbia seguito.
— Certo che no — esclamò Thalia. — Eravamo invisibili!
Lui la guardò con un sopracciglio alzato. — Non parlavo delle sacerdotesse.
— Già — s'intromise Raven. — Sembra sia arrivato qualcuno di più potente di cui preoccuparci.
Darren tamburellò le dita sul legno. — Allora, qual è la prossima mossa?
La maga batté il bastone a terra e tutti si voltarono a guardarla.
— Non ho fatto niente! — si giustificò subito.
L'arciere incrociò le braccia e lei sospirò. — Stavo provando una cosa, va bene?
— E metterci al corrente ti sembrava troppo faticoso?
Raven alzò gli occhi al cielo. — Avete finito?
Entrambi la guardarono, mentre Leon reprimeva una smorfia. Jared, invece, sembrava sconcertato.
— Come fate ad essere così tranquilli? — chiese grattandosi il mento.
Darren lo guardò come se avesse detto qualcosa di assolutamente folle. — Ti sembriamo tranquilli?
— Be', sì...
La rossa intervenne prima che l'arciere lo sbranasse.
— Anni di missioni ci hanno insegnato a non farci prendere dal panico in situazioni di pericolo. Andare fuori di testa non aiuterebbe nessuno. Anche se a volte è piuttosto difficile...
Leon incrociò il suo sguardo  e aggrottò lievemente la fronte. La ragazza guardò altrove, ma continuò a sentire gli occhi dorati del ragazzo su di lei.
Jared, nel frattempo, sembrava aver compreso le sue parole, perché non replicò. Fu Thalia a riprendere la parola.
— Ho controllato: non ci sono aure potenti nelle vicinanze. È come se Amros fosse sparito nel nulla.
— Non lo è — replicò Darren. — Io riesco a sentirlo.
La maga emise un versetto infastidito. — Come accidenti...?
L'arciere scoprì i denti in un ghigno. — Sensi da lupo, bionda.
— Quanto è vicino? — s'intromise Leon.
— Non così tanto da dovercene preoccupare. Inoltre la sua energia sembra un po'... sotto tono.
— Che vuol dire? — chiese Thalia.
— È come se ne avesse consumata troppa. Sento lo stesso quando tu invochi incanti che ti sfiancano.
— Ma non ha fatto nulla di strano — disse Raven. — Una barriera non dovrebbe richiedere molto potere. Tanto più a uno come lui.
Il gruppo tacque per un po', ognuno chiuso nei suoi pensieri. Finché una voce ruppe il silenzio.
— Forse non è stata la barriera il problema — iniziò Leon. — Forse...
Si sfiorò il buco nella maglietta, dove avrebbe dovuto esserci la sua ferita.
Darren si fece cupo. — Non penserai davvero che abbia rischiato tanto per salvarti.
— Hai altre idee?
Thalia si fece avanti. — Mi state dicendo che uno stregone che anche le sacerdotesse sembrano temere è tornato e si è indebolito per una semplice magia di guarigione? Per favore, Leon, ora non...
— Non mi ha guarito, Thal.
La maga tacque.
— Mi ha riportato indietro.

La rivelazione gelò tutti i presenti. Il cuore di Raven saltò un battito, ma ciò che la preoccupò di più fu l'espressione di Darren.
Era sbiancato e sembrava visibilmente scioccato. Tentò di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. Thalia, al suo fianco, gli sfiorò un braccio, ma non ebbe reazione.
— Tu sei... — mormorò l'arciere.
Leon sospirò. — Non sono sicuro di aver oltrepassato la linea, ma... — Si posò due dita sugli occhi chiusi. — Ho sentito le parole di un incantesimo. Roba oscura. Credo fosse...
— Necromanzia — concluse la maga.
Darren si appoggiò al tavolo, lo sguardo basso.
— Vuol dire che stiamo parlando con un cadavere guidato dalla magia? — chiese Jared poco convinto. — Non mi sembra granché morto — aggiunse poi, scrutando Leon.
— Non dire idiozie! — esclamò Raven. — So riconoscere un morto che cammina quando lo vedo, maledizione!
Thalia tossicchiò, attirando l'attenzione di tutti.
— Esiste una branca della Necromanzia che viene applicata a coloro che sono sulla soglia dell'esistenza, né vivi né morti.
— E la differenza qual è?
— Un Necromante muove corpi inermi, sottomettendoli al suo comando. Non hanno vita, non hanno coscienza. Sono scatole vuote. In questo caso, invece, Amros deve aver invocato uno degli spiriti che vagano imprigionati in questa realtà anche dopo il trapasso, e averlo... sacrificato per far sì che l'essenza vitale di Leon restasse nel suo corpo.
Leon avanzò un po', incerto. — Vuol dire che per far vivere me ha ucciso qualcun altro?
— Non esattamente ucciso. Non si può uccidere qualcosa che è già morto. Ne ha impedito la reincarnazione, legandolo a te.
Raven ascoltò con attenzione e, se dapprima non riuscì a comprendere del tutto la questione, ora iniziava a capire. Mentre il cuore le si faceva pesante.
— Non è roba da Sciamani? — chiese Jared dopo un po'. — Ho sentito di storie simili.
Thalia annuì. — Ci si avvicina, ma c'è una differenza fondamentale: uno Sciamano rispetta le leggi naturali e gli spiriti, chiedendo loro aiuto. Un Necromante, invece, li sfrutta e li piega al suo volere.
— Contro la loro volontà. Quindi potrebbero... — mormorò Jared.
— Ribellarsi, sì. È una magia instabile.
Uno strano sorriso si fece spazio sul volto di Leon. — Non sarò un morto che cammina, ma non sono comunque padrone assoluto della mia vita. Volevi dire questo, giusto?
La maga lo guardò mortificata. — Mi dispiace...
Lui scosse la testa. — Non è colpa tua. Vivo e no, sono qui e ciò che importa è risolvere la questione per cui ci hanno chiamati. Il resto aspetterà.
Fu allora che Darren prese finalmente la parola.
— Sta' lontano dalla magia — disse piano. Poi lo ripeté più forte affinché tutti lo udissero. — Se saremo costretti a combattere con Amros, rimani nascosto.
— Non se ne parla.
L'arciere gli puntò un dito contro il petto. — Stammi a sentire, eroe. Se vuoi tornare a casa devi fare come ti dico. Oppure sei così stanco di vivere da sentirti libero di rischiare?
Leon aggrottò la fronte. — Sei impazzito?
— So che cosa vuol dire non essere padroni della propria esistenza. E, fidati, non hai neanche iniziato a capire che cosa significa temere di perdere la propria coscienza e non poter fare niente per impedirlo.
Raven spostò istintivamente lo sguardo su Thalia e vide che aveva gli occhi lucidi.
— Te lo ripeto: sta' lontano dalla magia. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo almeno per noi.
— Ti supplico, Leon... — mormorò la maga e Raven annuì in sostegno.
Il ragazzo sospirò e chiuse gli occhi per un istante.
— D'accordo — disse soltanto.

Passarono i momenti successivi a pianificare una strategia. Secondo Jared, il posto più sicuro della città era la torre dove erano stati accolti da Yvonne. Thalia confermò che era anche il luogo più semplice da schermare con la magia. Quindi decisero di rischiare e andare a dare un'occhiata.
Dati gli ultimi avvenimenti, al momento la figura di Amros era avvolta nell'ombra. Avrebbe potuto essere un nemico come un alleato, quindi valeva la pena tentare un approccio neutrale. Per quanto riguardava le sacerdotesse, invece, sarebbe stato molto meglio evitarle.
— Puoi utilizzare ancora il trucco dell'invisibilità? — chiese Raven.
La maga annuì, ma aggiunse: — Non basterà a farci passare inosservati come prima. Dopo l'incantesimo di Amros, nell'aria erano rimasti dei rimasugli di magia che confondevano i sensi delle sacerdotesse. Ora come ora saranno spariti e potranno percepire la mia energia.
— Dannazione — imprecò Darren.
— Però — s'intromise Leon — non tutte le sacerdotesse possiedono poteri magici. Se Ren riuscisse a percepire quelle potenti, potremmo tenercene alla larga.
Thalia guardò l'arciere. — Che ne dici?
Darren sorrise soddisfatto. — Che è ora di andare a fare una chiacchierata con il nostro paparino.

Non appena Thalia ebbe ripristinato l'incantesimo d'invisibilità, i ragazzi uscirono alla luce del giorno. Percorsero quella parte di Lanterville senza problemi, ma quando arrivarono nei pressi del giardino si bloccarono.
— Ren? 
— A destra.
Svoltarono e continuarono lungo una stretta stradina in cui dovettero evitare un paio di sacerdotesse di guardia.
Arrivare allo spiazzo centrale non si rivelò affatto facile. Inoltre, giunti nei pressi della torre, scoprirono che era presidiata da tre sacerdotesse. Di cui due sicuramente addestrate alla magia.
— Inizio a pensare che questo posto porti sfortuna — si lamentò Darren. — E la cosa mi irrita.
— Sta' calmo — gli disse Leon.
Ma l'amico non lo stava ascoltando. I suoi canini si erano allungati considerevolmente e gli occhi brillavano di un rosso più intenso del normale.
— Restate qui — ordinò.
— Non puoi batterle da solo! — insorse Thalia.
— Non posso combattendo da umano. Se mi trasformo, non potranno percepire la mia energia, sarò veloce e, grazie al tuo incantesimo, invisibile. Non posso sbagliare, sono soltanto in tre.
Raven ci pensò su un attimo. Se le sacerdotesse avessero saputo dei poteri di Darren, non avrebbero certo lasciato soltanto tre guardie. Era un'occasione propizia, tanto valeva approfittarne.
— Penso sia una buona idea — disse.
Gli altri rimasero sulle spine, ma non replicarono. Soltanto Leon rivolse uno sguardo preoccupato all'amico, che rispose con un ringhio sicuro.
Un istante dopo, un lupo prese il posto di Darren e si lanciò all'attacco. Appena fu uscito dalla cupola, divenne invisibile anche a loro e non poterono seguire i suoi movimenti.
La prima cosa che videro furono delle foglie smosse da una folata di vento improvvisa. Poi la prima sacerdotessa cadde, la gola squarciata. La seconda, con la lancia magica in mano, iniziò a gettare piccole sfere di magia a caso, che esplodevano toccando il terreno. Ma nessuna di esse sembrò andare a segno. Venne colpita alle spalle e, con un rantolo, si accasciò a terra. La terza non si sforzò neppure di estrarre l'arma. Corse via senza guardarsi indietro.
Quando il posto fu deserto, i quattro ragazzi rimasti sotto la cupola d'invisibilità ne uscirono, raggiungendo la torre, e Darren, sotto forma di lupo con il pelo insanguinato, si unì a loro. Bussarono più volte, insistentemente, sperando di non dover tentare di sfondarla.
Non accadde.
Dopo qualche minuto, si trovarono davanti un viso familiare.
— Entrate, presto! — li accolse Yvonne.
Raven su felice di scoprire che stava bene, ma non ebbe modo di parlarle.
Si chiusero in fretta la porta alle spalle e attesero che Darren riprendesse fattezze umane. Non senza fatica. Come al solito, ebbe bisogno di qualche momento per tornare in sé, e non appena si sentì pronto li raggiunse.
Salirono diversi piani di scale, fino ad arrivare all'ultimo. Un corridoio molto stretto portava all'unica stanza presente. La porta era aperta e già a qualche passo di distanza si riusciva ad intravedere la figura di un uomo di spalle.
— Padre — disse Yvonne, una volta nella stanza. — Sono qui.
L'uomo si voltò lentamente. La sua espressione era seria, ma rilassata, come se nulla potesse turbarlo. Gli occhi chiari passarono in rassegna i presenti con attenzione, fino a fermarsi su Leon. Non disse nulla e il ragazzo non si mosse minimamente.
Poi fu il turno di Raven.
— Tu devi essere la ragazza di cui Yvonne mi ha parlato — disse avanzando con le mani dietro la schiena.
A un passo da lei, allungò una mano e la ragazza si ritrasse bruscamente. L'uomo sorrise.
— Non ti fidi, lo capisco — ammise.
Poi si spostò di lato.
— Ma se vogliamo uscire vivi da questa situazione, dobbiamo collaborare.
— Yvonne che ne pensa? — sbottò Raven.
Fu proprio la ragazza a rispondere. — Sono con mio padre.
— Perché la cosa non mi stupisce? — ironizzò Darren.
Thalia lo fulminò, mentre Leon si faceva avanti.
— Prima una domanda — disse.
— Vuoi sapere perché ho fatto ciò che ho fatto — lo precedette Amros.
Il ragazzo annuì.
— Perché mi servi. Mi servite, tutti voi. Una maga, un mezzo lupo, un legame affettivo e... — elencò guardando gli altri tre. — E un uomo sfuggito alla morte.
I ragazzi trasalirono e Yvonne abbassò gli occhi, incapace di incrociare i loro sguardi.
— Siete i miei ingredienti.

Capitolo 8
15 Aprile 2016

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