La maga rilasciò il potere e la cupola si dissolse con uno scintillio. Il bastone
magico che stringeva in mano smise di emanare luce, mentre un intenso fumo
rosso circondava i presenti.
Raven si
sentì leggera e la mente si svuotò di ogni pensiero. Dimenticò dove si trovava
e perché. Dimenticò la missione, il combattimento, ogni cosa degli ultimi giorni.
E Darren. Thalia. Leon... No!
Sentì un
tocco delicato sul braccio e improvvisamente la realtà le crollò addosso. Si
piegò su se stessa ansimando, le mani sulle ginocchia. Non poteva dimenticare. Non importava quanto dolore provasse.
— Che
cosa...? — boccheggiò, mentre Thalia, i cui vestiti scintillavano lievemente di
azzurro, la guardava preoccupata.
— Tutto
bene? — chiese piano la bionda.
Raven
cercò di guardarsi intorno, ma il fumo le impediva di vedere oltre un paio di piedi
di distanza.
— Che
sta succedendo? — domandò sottovoce. — Io stavo...
—
Dimenticando — concluse per lei l'amica.
— Sì...
La maga
aggrottò la fronte. — C'è qualcuno di potente qui intorno. Se solo riuscissi a
dissipare il fumo... Dobbiamo trovare Leon e Darren.
Raven
trasalì quando, nell'esatto momento in cui Thalia pronunciò il suo nome, Darren
comparve al suo fianco.
—
Rettifico — esclamò la bionda. — Dobbiamo trovare solo Leon.
— Il che
potrebbe rivelarsi piuttosto difficile senza un naso come il mio — aggiunse
l'arciere parlando chiaramente dei suoi sensi da lupo.
— È così
che ci hai trovate? — chiese la rossa.
Prima
che potesse rispondere, Thalia s'intromise. — Perché non hai dimenticato?
L'incantesimo...
— Non ha
effetto su di me. Non sono del tutto umano, il che mi rende immune.
— Comodo
— rispose Raven.
— E
sarebbe ancora più comodo se ci aiutassi a trovare Leon — propose la maga.
Darren
s'incupì. — Lo farei... se riuscissi a sentire la sua energia.
— Che
vuoi dire?
— Voglio
dire che qualcosa lo sta schermando. O qualcuno.
Thalia
si guardò intorno, pensierosa, e quando tornò a puntare gli occhi su di loro
Raven vi colse una scintilla di rabbia. Il che fece salire considerevolmente il
suo livello di apprensione. La maga non era solita irritarsi e quando lo faceva
significava che le cose stavano andando piuttosto male.
— Va
bene, usciamo di qui — disse la bionda iniziando a camminare. — Tenetevi per
mano — aggiunse stringendo le dita di Darren.
Avanzarono
finché il fumo non iniziò a diradarsi. Infine sbucarono fuori, inspirando
finalmente aria pulita. Li accolse Jared.
— Ehi! —
gridò correndo nella loro direzione.
Raven rassicurò l'arciere, che era già pronto ad intervenire.
— Sta'
buono. È il ragazzo a cui abbiamo fatto visita — spiegò.
— Cosa
vi ha fatto? Ho seguito lo scontro e quando l'ho visto... Cos'è questo incanto?
— Cosa
ha fatto chi? — chiese Thalia
aggrottando la fronte. — Hai visto lo stregone?
Jared
annuì, cupo. — Non era un semplice stregone. Era Amros.
Raven
sentì il cuore accelerare, mentre la sorpresa la destabilizzava per un istante.
Amros. L'uomo che per tanto tempo
aveva odiato di riflesso, attraverso gli occhi di Yvonne.
Il
temuto Governatore di Lanterville era tornato.
— Amros
è qui?
Jared
indicò il fumo con un cenno della testa. — È ancora lì dentro.
—
Insieme a Leon — sibilò Darren. — Dobbiamo tornare indietro.
Thalia
gli strinse un braccio. — Come intendi difenderti se non puoi vedere niente? —
chiese.
— Non mi
interessa. Non lo lascio lì da solo.
Raven si
girò verso di loro. — Vengo con te.
— Ragazzi,
non potete...
— Andate
— intervenne Jared. — Il vostro amico è in grave pericolo. Amros è... — serrò
le labbra impedendosi di continuare, ma la rossa notò che aveva stretto i pugni. —
Andate e basta.
Thalia
scorse lo sguardo sui presenti, poi chiuse gli occhi per un attimo e annuì. —
Questo fumo ha qualcosa di strano. È potente, non posso dissiparlo del tutto. Ma
posso darvi qualche istante. Aumenterò la visibilità cosicché possiate
individuare Leon. Il resto starà a voi — spiegò.
Darren
assentì. — Basterà.
Un
momento dopo, i tre ragazzi si allinearono lungo il perimetro della cupola di
fumo, intimando a Jared di stare indietro. La maga canalizzò il potere nel
bastone e lo batté a terra tre volte.
La cappa
rossa fremette e Raven assottigliò lo sguardo per tentare di mettere a fuoco
qualcosa.
Il fumo
iniziò a diventare trasparente e Darren trattenne il fiato. Una figura
ammantata era china su un corpo a terra, e rifulgeva dello stesso colore
dell'incanto: un rosso cupo e intenso.
Raven e
Darren schizzarono in avanti, sicuri della direzione nonostante il fumo stesse
iniziando a infittirsi di nuovo. Raggiunsero la figura in pochi istanti, ma
qualcosa impedì loro di avvicinarsi troppo. Bloccati da una strana energia,
rimasero a guardare a qualche passo di distanza.
Il corpo
di Leon era steso a terra, gli occhi chiusi, la spada abbandonata poco lontano.
I capelli argento gli ricadevano scompigliati sul viso.
—
Leon... — mormorò Raven con voce spezzata.
Darren
sembrava sconvolto quanto lei.
— È per
questo che non riuscivi a percepirlo, perché lui è...?
— Non è
morto! — ringhiò l'arciere. — Non lo è. Non può esserlo!
Gridò le
ultime parole, battendo ferocemente i pugni sulla barriera che lo teneva
lontano. A quel rumore, la figura ammantata voltò un po' il viso, troppo poco
perché riuscissero a scorgere qualcosa sotto la stoffa.
— Ti
ammazzo, mi hai sentito? — continuò ad urlare Darren. — TI AMMAZZO, BASTARDO!
Lo
stregone si prese il suo tempo per rimettersi in piedi, mentre il ragazzo continuava ad inveire nella sua direzione. Quando si fu spostato, Raven notò
che accanto al corpo di Leon c'era una lancia sporca di sangue.
Fu la
goccia che fece traboccare il vaso.
Sentì
un'ondata di rabbia e dolore sommergerle il cuore, mentre estraeva la spada e
iniziava a colpire la barriera insieme a Darren. La spada cozzava producendo un
rumore metallico e assordante, ma lo stregone non sembrava affatto infastidito.
Lentamente,
si avvicinò tanto che, in assenza dell'incanto, avrebbero potuto toccarlo.
Entrambi i ragazzi si bloccarono.
—
Blackborne — disse. La sua voce era bassa e calda. — Non pensavo che la mia
strada si sarebbe intrecciata nuovamente con quella dell'Accademia.
L'arciere batté un pugno sulla barriera e lo lasciò lì, minaccioso. — Sarà l'ultima
volta. L'ultima della tua miserabile vita — sibilò con rabbia.
— Che
cosa gli hai fatto? — s'intromise Raven.
— Al
vostro amico? — chiese lo stregone.
I ragazzi rimasero con il fiato sospeso, mentre l'uomo abbassava il cappuccio e
permetteva ad entrambi di vederlo in faccia.
Avevi
gli occhi azzurri come quelli della figlia e capelli castano scuro, mossi e
disordinati a contornargli il viso, insieme ad un'ispida barba poco curata.
— Gli ho
salvato la vita.
I
momenti successivi passarono in fretta. Raven e Darren assistettero all'incanto
di Amros che richiamò il fumo e ruppe la barriera un momento prima di
scomparire e riapparire alle loro spalle. Lì, prese in braccio Yvonne, priva di
sensi, e sparì di nuovo nel nulla. Questa volta permanentemente.
I due
ragazzi si guardarono un secondo prima di precipitarsi verso l'amico a
terra. Quando furono inginocchiati accanto a lui, Darren prese un lungo
respiro.
— Riesco
a sentirla. La sua energia è di nuovo pulsante.
Raven
sentì le lacrime riempirle gli occhi, mentre accarezzava la fronte di Leon.
Aveva la
maglietta strappata all'altezza dello stomaco, dove la lancia l'aveva trafitto,
ma sulla pelle non c'era segno di ferite. La ragazza sfiorò l'arma abbandonata
lì accanto e si sporcò le dita di sangue.
— Un colpo
del genere avrebbe dovuto ucciderlo — mormorò.
Poi
guardò Darren.
— Che
Amros abbia davvero...?
— Cosa?
Guarito Leon?
L'arciere serrò la mandibola e sfiorò la parte bucata dei vestiti dell'amico. — Per
quanto mi costi ammetterlo, sembra di sì.
Raven
non rispose, poi un movimento fece trasalire entrambi.
Leon
mugugnò qualcosa e aprì gli occhi lentamente, portandosi una mano alla testa.
— Che
accidenti è successo? — si lamentò.
— È successo che sei quasi morto, razza di idiota!
— Cosa?
Io...
Si
sfiorò lo stomaco, ma trovò solo la pelle intatta.
— Mi
sembrava... — mormorò guardando Darren.
L'altro distolse lo sguardo e Raven si chiese il perché.
— Non
sei ferito, vero? — gli chiese Leon.
Darren
scosse la testa, ancora voltato altrove. L'amico sospirò tranquillizzato e annuì. —
Bene.
Fu
allora che l'arciere riprese ad urlare. — Bene? BENE? Hai appena rischiato di
lasciarci le penne e sai dire solo questo?
Leon
alzò un sopracciglio. — Cosa dovrei dire?
— Niente!
Dovresti stare zitto. E fermo! E non fare mai più quello che hai fatto!
Raven
gli sfiorò un braccio, sconcertata.
— Ren,
forse dovresti...
— No,
sta' zitta, Raven! — si voltò verso di lei. — Questo idiota mi ha fatto da
scudo contro quella lancia! Capisci? MI HA FATTO DA SCUDO!
La rossa spalancò gli occhi. Ecco perché era tanto infuriato, ecco perché voleva
trovarlo al più presto. Aveva il terrore che potesse essere
stato ferito a causa sua.
— E
allora? Dovevo lasciarti trafiggere senza fare niente? — chiese Leon, tranquillo.
Sembrò
che Darren volesse saltargli addosso, invece lo prese solo per il collo della
maglietta. — Non puoi fare una cosa così, è chiaro? Non puoi... sacrificarti e
venirmi a dire che va tutto bene!
L'amico rise, poggiando una mano a terra per sostenersi nella posizione seduta che
aveva preso pochi istanti prima.
— Ma va tutto bene. Non ho un graffio.
L'arciere lo guardò disgustato. — Non per merito mio — disse.
Leon
sostenne il suo sguardo per un po', poi serrò una mano attorno al pugno
dell'amico, che stringeva ancora la stoffa dei suoi vestiti.
— Sarei
stato felice di morire per te.
Darren
indietreggiò come se lo avessero colpito, lasciando la presa.
— Tu non
capisci — mormorò. — Non posso... Io non posso...
Raven
lo sfiorò, ma il ragazzo si ritrasse.
—
Nessuno di voi deve sacrificarsi per me, è chiaro? Nessuno!
Si portò
una mano sul viso e la ragazza notò che gli tremava. Fece per parlare, ma qualcuno
la precedette.
— Siamo
una squadra, Ren — risuonò la voce di Thalia. — Siamo tutti pronti a proteggerci
a vicenda. A morire, se dovesse essere necessario. — Gli poggiò le mani sulle
spalle. — Non accadrà di nuovo — mormorò. — Quello che tanto temi, non accadrà.
Non lo permetterò.
Raven e
Leon si guardarono, confusi. Non avevano la minima idea di cosa stesse parlando
la maga, ma guardando l'espressione di Darren non ebbero cuore di chiedere
nulla.
Dopo
qualche istante di silenzio, l'arciere sembrò tornare in sé e, senza commentare
oltre, aiutò Leon a rialzarsi. Il ragazzo, visibilmente nel pieno delle forze,
recuperò la sua spada e si ricongiunse agli altri, che nel frattempo stavano
osservando i corpi delle due sacerdotesse abbandonati a terra. Thalia confermò fossero morte.
— Non
capisco — disse Leon. — Non si fa scrupolo ad uccidere due sacerdotesse, ma
cura me, un perfetto sconosciuto. Possibile nemico, oltretutto. Non ha senso.
— No,
non lo ha — asserì Darren e le altre due annuirono.
— O
magari sì — disse Jared, raggiunto il gruppo.
Raven lo
spinse a continuare con uno sguardo eloquente.
— Sua
figlia è stata attaccata da loro e protetta da voi. Magari è stato il suo modo
di ringraziarvi.
L'arciere rise
aggressivo. — Come no, certo! Siamo stati molto, molto fortunati. Posto giusto
al momento giusto e cavolate del genere. — Guardò gli altri. — Qualcuno vuole
aggiungere qualcosa di sensato?
— Le
sacerdotesse non avrebbero mai ferito Yvonne — disse Raven. — E se Amros ha
vissuto per qualche tempo qui, lo sa perfettamente.
— Quindi
tutto questo continua a non avere senso — concluse Leon.
— E
potrebbe rivelarsi un fastidio non esattamente trascurabile — intervenne Thalia
indicando un punto alle loro spalle.
Il
fracasso sembrava aver attirato più di qualche persona e, soprattutto, un
gruppo di sacerdotesse che avanzava nella loro direzione.
—
Dobbiamo toglierci da qui — disse la rossa. — Ho idea che siamo in guai grossi.
— Come
se prima non lo fossimo — intervenne Darren.
—
Abbiamo i cadaveri di due sacerdotesse ai piedi. Come pensi che reagiranno
le altre?
—
Andiamo, conosco un posto dove nasconderci — propose Jared.
Gli altri
annuirono e Thalia invocò il suo potere avvolgendoli in una strana energia
lattiginosa.
—
Cos'hai fatto? — chiese Raven.
— Ci ho
resi invisibili.
Effettivamente
le persone attorno a loro sembravano spaesate, i loro sguardi passavano
attraverso il gruppo, come se non ci fosse niente fra loro e l'entrata del
giardino.
— Ottimo
— si congratulò Darren senza entusiasmo. — Adesso dove andiamo?
—
Seguitemi.
Capitolo 7
20 Marzo 2016
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