— Dev’essere
questa.
Raven
stava indicando una piccola casa costruita in legno scuro. Leon, al suo fianco,
scrutò la fucina, poi guardò nella direzione suggerita dalla ragazza.
—
Andiamo a controllare se la locandiera diceva la verità — disse iniziando a
camminare.
Giunti
sulla porta, bussarono tre volte. Non dovettero attendere molto per avere una
risposta. Sulla soglia apparve un ragazzo alto, dai capelli castani che
arrivavano sulle spalle e occhi scuri, quasi neri, dalla forma leggermente
allungata.
—
Buongiorno — salutò. — Avete bisogno di qualcosa?
— Tu sei
Jared, il vecchio garzone della locanda? — chiese Leon senza troppe cerimonie.
L’altro
aggrottò la fronte, incupendosi. — Chi lo chiede?
— Siamo
dell’Accademia di Blackborne — intervenne Raven.
Il
giovane alzò le sopracciglia, sorpreso. — Cosa volete da me?
—
Soltanto parlare.
Jared
chiuse di poco la porta, forse per un gesto istintivo che Leon si affrettò a
bloccare con un braccio.
— Non ti
faremo niente, siamo qui per aiutare.
—
Chiunque potrebbe dire una frase del genere...
—
Conoscevi Frejia — lo interruppe Raven.
Jared
spalancò gli occhi e lasciò la presa sulla porta.
— Come
fai a...?
— Sono
un’amica di Yvonne. Mi ha raccontato molto su di te.
Il
ragazzo sembrava colpito e la scrutava attentamente.
—
Vogliamo aiutarla, ma per farlo abbiamo bisogno di saperne di più. Sei l’unico
che può offrirci un quadro completo della situazione. Si trova in guai seri.
— Lo so
perfettamente — ammise Jared.
Leon e
Raven si guardarono.
—
Entrate.
Darren
scosse la testa con veemenza.
— Di
solito sono io quello delle idee che portano guai — iniziò. — E se proprio io
ti dico che non è il caso di fare questa cosa, dovresti prendermi sul serio.
Thalia, mi stai ascoltando?
La maga
camminava un paio di passi davanti a lui e non sembrava minimamente
preoccupata. — Se hai un’altra idea sono tutt’orecchie, altrimenti lasciami
fare e sta’ zitto.
Il ragazzo si piazzò davanti a lei impedendole di proseguire.
—
Contatta Raven. Avvertila di... questa cosa.
— Mi
direbbe di non farlo.
—
Appunto!
—
Dobbiamo entrare lì dentro. Risolveremo tutto prima che Raven venga a
saperlo, fidati di me.
— Inizio
a capire soltanto adesso quanto possiate trovarmi fastidioso quando faccio così
— sbuffò Darren.
Svoltato
l’angolo si trovarono di fronte la torre nella quale erano stati accolti la
sera precedente. Thalia bussò finché una donna in divisa non venne ad aprirle.
— Ho
bisogno di parlare con la figlia del Governatore — dichiarò.
La donna annuì. — La signorina vi stava aspettando.
Aprì la
porta e fece cenno di seguirla. Li
condusse in una stanzetta piccola e accogliente, con una scrivania, una
libreria e una grande finestra.
—
Accomodatevi — li accolse Yvonne.
Quella
mattina indossava un lungo abito color perla.
— A cosa
devo questa visita? — chiese spostando lo sguardo sulla porta.
— Lei
non verrà — la informò Thalia.
Gli
occhi chiari di Yvonne ebbero un fremito, ma non vi fu altra reazione da parte
sua.
— Venire
qui è stata una mia idea — continuò la maga. — Abbiamo bisogno del tuo aiuto
per esaminare l’albero. Le guardie all’entrata del giardino non hanno la minima
intenzione di lasciarci passare e preferirei evitare di scagliare incantesimi al
centro della città.
L'altra annuì. — Sono le sacerdotesse del corpo di guardia. Addestrate alla magia e al
combattimento, un’accoppiata letale.
—
Immagino, sì — continuò Thalia per nulla colpita. — Il punto non è quanto siano letali, ma quale sia il
modo per aggirarle.
—
Domanda alla quale pensate di aver trovato una risposta dato che siete qui in
questo momento.
La maga curvò le labbra in un sorriso che tuttavia non raggiunse gli occhi azzurri. —
Se la figlia del Governatore in persona ci accompagnasse, potremmo avere
un’occasione.
—
Capisco — rispose Yvonne guardandoli intensamente. I suoi occhi si fermarono
più a lungo su Darren, la cui espressione mostrava chiaramente come la pensasse
sull’argomento. — Non è stata una decisione unanime, vedo.
Il ragazzo sbuffò. — Avrei di gran lunga preferito mangiare la testa di quelle due ed
entrare con la forza.
— E
perché non l’hai fatto?
— Perché
ho promesso ad un amico che non avrei morso nessuno oggi — ironizzò Darren, per
poi guardarla in modo parecchio inquietante. — Anche se sono pronto a fare
un’eccezione quando vuoi.
— Non
siamo qui per minacciarla — esclamò Thalia.
Il
ragazzo tacque, senza smettere di scrutare Yvonne con i suoi intensi occhi
rossi.
—
Allora, ci aiuterai? — chiese la maga.
Yvonne
la guardò per un lungo attimo, poi annuì.
— Lo
farò.
— E così
hai conosciuto Yvonne prima che tornasse a vivere qui — iniziò Jared prendendo
posto al tavolo dopo avervi posato tre boccali di una bevanda calda.
Raven
prese tra le mani il suo e si godette il tepore che emanava, annuendo.
— È
molto cambiata da allora — continuò lui e il suo sguardo si fece triste. —
È come se la vecchia Yve fosse morta, lasciando spazio ad una sconosciuta che
muove il suo corpo.
La ragazza sentì una stretta al cuore: era esattamente ciò che aveva provato lei
rivedendola.
— Ho cercato
di parlarle, ma dopo aver fatto finta di non conoscermi mi ha fatto
allontanare.
— Uno
strano comportamento visto il vostro legame — asserì Leon.
Jared
annuì. — Le ho mandato dei messaggi, senza mai ricevere risposta. Tranne una
volta.
Gli altri due si
fecero attenti.
— Fu un
bambino a portarmi quel pezzettino di pergamena. C’erano scritte soltanto poche
parole: “Ti prego, non cercarmi più”.
Leon
scoccò uno sguardo a Raven, che aveva abbassato gli occhi nocciola sul boccale.
— Sappiamo che dopo la partenza di Yvonne, continuaste a scambiarvi delle
lettere. Perché smettesti di contattarla? — chiese.
— Dopo
l’esecuzione di Frejia, le sacerdotesse si fecero più attente. Credevano che un
evento del genere avrebbe attirato nuovamente Yvonne al villaggio. E sarebbe
stato così se non l’avessi convinta a non farlo. La risposta a quell’ultima
lettera, però, venne quasi intercettata da una spia. Decisi di non rischiare,
distrussi quella e le altre lettere, impedendo a chiunque di venire a
conoscenza del luogo in cui Yve si era rifugiata. Smisi di scriverle e
funzionò. Le sacerdotesse persero interesse e nessuno la cercò più.
— L’hai
fatto per proteggerla... — mormorò Raven. — Ma negli anni successivi lei pensò
l’avessi dimenticata.
— Mai! —
esclamò il ragazzo con forza. — Yvonne e Frejia portarono la luce in questo
villaggio. Erano due brave persone e quelle maledette...
Leon
bevve un sorso della sua bevanda. — Mi pare di capire che non hai un buon
rapporto con l’Ordine.
Jared
scosse la testa.
— Allora
perché non lasci la città?
— Stavo
per farlo. Avevo racimolato la giusta somma per andarmene finalmente da questo
posto. Ma poi, un giorno, l’ho vista entrare dal portone...
Raven
annuì. — E di Amros, di suo
padre, cosa sai?
— È arrivato
qui quattro anni prima di lei. All’inizio passava la sue giornate rinchiuso
nella torre a consultare libri, poi un giorno le sacerdotesse hanno dichiarato
che sarebbe diventato Governatore. C’era qualcosa di strano sotto, ma nessuno
ha mai osato chiedere. C’è troppa magia in questa storia.
— Già,
inizio a crederlo anch’io — borbottò Leon.
— E ora
che fine ha fatto il Governatore?
Jared si
strinse nelle spalle. — Sparito. Qualcuno dice di averlo visto partire cinque
giorni dopo la comparsa della nebbia. Non è più tornato.
— Da
quanto tempo continua questa storia?
— Con
oggi sono cinquanta giorni esatti.
Yvonne
guidò il gruppetto fino all’entrata del giardino. Durante il tragitto nessuno
disse una parola, ma Darren e Thalia continuarono a lanciarsi occhiate
d’intesa, come se da un momento all’altro si aspettassero una brutta sorpresa.
—
Buongiorno, sorelle — salutò la giovane.
Le
sacerdotesse mascherate batterono le lance a terra in contemporanea, come
risposta.
— Questa
mattina non sono previste cerimonie al Vidyr, non è vero? — continuò senza ricevere risposta. — In tal caso, chiedo l’accesso al giardino.
— Non è
possibile avvicinarsi all’albero — rispose una delle sacerdotesse.
— Per
quale motivo?
— Ordini
dell’anziana.
Yvonne ridacchiò
elegantemente. — È stata l’anziana a concedere a mio padre i poteri da
Governatore, e al momento io ne faccio le veci.
Le due
donne tacquero.
— È mio
diritto entrare, lo sapete bene.
Senza
dire una parola, dopo essere rimaste immobili per un tempo piuttosto lungo, le
due donne si spostarono, aprendo le porte del giardino. La giovane annuì in
ringraziamento ed avanzò, seguita da Darren e Thalia. Quando i ragazzi fecero
per varcare la soglia, però, vennero bloccati.
— La
figlia del Governatore ha il permesso di entrare. Voi no.
L'arciere non
poté impedirsi di sbuffare sonoramente con un sorrisetto di scherno. — Non è
una gran mossa, ve l’assicuro... — minacciò a mezza bocca.
Yvonne
tornò indietro, scura in volto. — Sorelle, ho convocato questi ragazzi per
porre fine all’atmosfera di terrore che grava sulla città. Se non gli
permetterete di visitare l’albero, la situazione non migliorerà.
—
Preferisco morire che vedere l’albero profanato.
— Ed è
quello che accadrà molto presto di questo passo — rispose Darren scoprendo i
canini in un ringhio.
—
Peccato che con voi morirebbero tutti gli abitanti della città e non abbiamo
intenzione di restare a guardare — aggiunse Thalia assottigliando lo sguardo.
La sua mano destra era stretta convulsamente al bastone magico.
— Sorelle, vi prego... — iniziò Yvonne, ma
qualcosa le impedì di proseguire.
Si portò
una mano al petto, ansimando, e indietreggiò barcollando. Darren,
istintivamente, si affrettò a sorreggerla, mentre la maga digrignava i denti
infuriata.
— Adesso
basta...
La
pietra del suo bastone magico iniziò a rifulgere di energia azzurrina e per un
attimo chiunque fosse nei paraggi venne accecato.
Yvonne
allungò una mano verso di lei: — Ti supplico, non farlo. No!
— Quindi
non si sono più tenute cerimonie all’albero da quando il Governatore è partito?
— chiese Raven, sorpresa.
Jared
scosse la testa. — È come se improvvisamente le sacerdotesse ne avessero
timore.
— Ma
senza i riti adeguati l’albero perderà potere e Lanterville non sarà più
un luogo sicuro.
— Già...
È solo questione di giorni. La situazione non farà che peggiorare, la nebbia è
solo l’inizio. Quando un albero Vidyr muore, si trascina dietro tutti coloro
che ha sempre protetto.
Leon
spalancò gli occhi, sorpreso. — Come puoi esserne certo?
— Perché l’ho visto.
— L’hai
visto...?
— Sì —
annuì il ragazzo. — Quando avevo dieci anni, Yvonne mi portò con sé ad una
delle cerimonie. Entrammo di nascosto nel giardino e seguimmo il rito da poco
lontano. Vennero evocati spiriti e immagini di vecchi alberi, di altre città.
Immagini di morte e disperazione. Il Vidyr non porta altro che disgrazia.
Raven e
Leon si scambiarono uno sguardo e Leon annuì impercettibilmente.
— Jared —
iniziò. — Tu sai come entrare nel giardino.
Non era
una domanda.
Il
ragazzo alzò gli occhi scuri su di lui. Annuì.
— Devi
portarci là.
Uscirono
in fretta, avviandosi a passo spedito. Giunti nei pressi del centro
città, svoltarono a destra.
— Ehm,
non dovremmo andare di là? — chiese Raven.
Jared le
sorrise divertito. — Vuoi entrare di nascosto usando l’entrata principale?
—
Effettivamente — la prese in giro Leon.
La rossa gli diede uno spintone. — Intendevo dire che forse dovremmo passare a
controllare che Thalia e Darren stiano bene — precisò. — Dovrebbero
essere da queste parti.
Il ragazzo si
bloccò. — C’è qualcun altro con voi?
Gli
altri due assentirono.
— E
stanno cercando di entrare? Pessima idea.
—
Perché?
— Farò prima a mostrarvelo. Seguitemi.
Invertirono
la direzione e si avviarono verso l’entrata principale del giardino. Raven
iniziò a sentire un pizzico d’ansia salirle al petto. Forse non avrebbero
dovuto separarsi.
Quando
furono sul posto, prima di svoltare l’ultimo angolo, la ragazza riconobbe una
voce. Era chiaramente Yvonne a parlare. E non era sola: anche Thalia e Darren
erano presenti.
Fece cenno a Jared e Leon di fermarsi.
—
Aspettate — ordinò a bassa voce, sporgendosi per guardare la scena.
Vide
Yvonne cercare di convincere le guardie ed infine entrare, per poi bloccarsi
quando agli altri due fu impedito l’ingresso. Raven ebbe la stessa reazione dell'arciere e quasi ringhiò di rabbia. Leon le posò una mano sulla spalla.
In quel
momento, Yve iniziò a barcollare e Thalia esclamò qualcosa prima che un
fascio di luce intensissimo li costringesse a chiudere gli occhi. Ciò che
videro successivamente, fu il caos.
Raven
corse in avanti gridando il nome della maga, mentre Leon la inseguiva,
sfoderando la spada e intimando a Jared di rimanere dov'era.
—
Darren! — urlò Thalia.
Ma il
ragazzo era troppo occupato a tenere testa ad una delle sacerdotesse
mascherate, che impugnava la lancia contro di lui.
Yvonne
era a terra, gli occhi spalancati puntati su Raven. La rossa la raggiunse e si
chinò su di lei.
— Stai
bene? — chiese.
La giovane annuì.
Nel
frattempo, Thalia era intenta a respingere dei fasci di energia magica violacea
diretti contro di lei dalla seconda sacerdotessa.
— Raven!
— urlò nella sua direzione. — Ho bisogno di aiuto!
La
ragazza scattò, raggiungendola.
— Non
posso proteggere me stessa e creare anche un’offensiva. Dobbiamo...
Uno
schiocco le fece voltare e videro Leon e Darren scagliati lontano dalla magia
dell’altra guardia, che ora sogghignava soddisfatta.
—
Maledizione... — imprecò la maga.
Raven
sfoderò la spada e corse verso l’avversaria. Un fiume di rabbia le bruciava
dentro, tanto da impedirle di ragionare lucidamente.
— Dove stai...?
Prima
che la sacerdotessa scagliasse contro di lei un fascio di energia, Thalia si
frappose fra loro, creando una cupola piuttosto grande, che inglobò anche
Yvonne e i due ragazzi a terra.
Le
donne iniziarono a scagliarsi contro il suo incantesimo, tentando di
romperlo, mentre la maga accusava ogni colpo con un grugnito affaticato.
—
Darren... — mormorò con un filo di voce.
Il ragazzo
si rialzò a fatica e annuì, estraendo l’arco. Incoccò, prese la mira e tirò.
Una delle sacerdotesse fu costretta ad interrompere l’attacco per difendersi.
La cosa si ripeté un paio di volte, finché entrambe non smisero di attaccare,
infuriate.
Darren ringhiò
e si preparò a tirare ancora, quando una delle nemiche impugnò la lancia in
maniera differente, come fosse un giavellotto. Thalia comprese al volo cosa
stava per fare.
— State
giù! — gridò.
I
ragazzi si chinarono, in attesa del rumore assordante della cupola che
s’infrangeva, ma fu altro ciò che udirono. Nessuno scoppio, solo un’enorme
ondata di energia che come un vento fresco li circondò.
E una
voce.
— È ora
di smetterla con questa follia.
Capitolo 6
10 Marzo 2016
Etichette: fantasy, il mistero di lanterville, leon, raven, thalia, yvonne