Il mistero di Lanterville ~ Cap.1


— È il sentiero giusto, fidati — assicurò Darren grattandosi la testa con la parte posteriore di una freccia e scompigliando ancora di più i suoi già disordinati capelli castani. 
— L’ultima volta che mi sono fidato siamo finiti nel bel mezzo di un’imboscata.
— Sfortuna, Leon, semplice sfortuna.
Il ragazzo dai capelli argento alzò gli occhi al cielo e fece per rispondere, ma Raven fu più rapida. Avanzò, mettendosi fra loro.
— Potresti trasformarti e affidarti ai tuoi sensi da lupo, Ren — suggerì innocentemente, aggiustandosi i capelli dietro le orecchie.
L'arciere inchiodò e si voltò verso di lei, la fronte aggrottata.
— La trasformazione richiede parecchia energia, non è una passeggiata.
— Allora arrampicati su quell’albero e controlla il territorio — propose ancora Raven.
Leon annuì, chiaramente convinto che fosse un’ottima idea.
— Mi avete preso per il vostro lupo da compagnia?
— Perché, i lupi si arrampicano sugli alberi adesso?
— Dai, ragazzi, smettetela — s’intromise Thalia con la sua vocetta chiara e dolce. — Ren, sono sicura che la loro idea fosse basata sul fatto che fra noi sei quello con l’equipaggiamento più leggero. — Scoccò uno sguardo agli altri due, fulminandoli. — Non è vero, ragazzi?
Raven e Leon si guardarono, quindi decisero di capitolare. — Sicuro — esclamarono in coro.
Darren alzò un sopracciglio. — Non vi sbrano soltanto perché non vale la pena sprecare energie per due ingrati, brutti soggetti come voi — bofonchiò.
— Darren! — lo rimproverò Thalia.
Lui alzò il labbro superiore in una specie di ringhio, mettendo in bella mostra i canini leggermente più lunghi degli altri denti.
La bionda gli diede un piccolo colpo in testa con il suo bastone magico, poi si rivolse a Raven.
— Allora, che si fa? Continuiamo per questo sentiero o no? Sono ore che non incontriamo anima viva, a meno che non vogliate prendere in considerazione conigli e volpi.
Leon ghignò e la rossa chiuse gli occhi in attesa di una delle sue battute taglienti.
— Prova a dirlo e giuro che ti faccio ingoiare la pietra del mio bastone — lo fermò Thalia con un sorriso piuttosto inquietante.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, mentre Raven, stufa dei battibecchi, poggiava la schiena ad un albero meditando su una possibile soluzione.
Erano in viaggio da tre giorni. Tutto era andato bene fino ai confini di Gorn, poi il sentiero aveva iniziato a contorcersi e dividersi in biforcazioni senza alcun tipo di indicazione. Il che, come aveva fatto notare Thalia, suonava molto strano. La cittadina di Lanterville era piuttosto frequentata dai mercanti, non poteva essere così difficile da raggiungere. E, soprattutto, non potevano non aver messo dei cartelli lungo la strada.
— Siamo certi che non ci stiano prendendo in giro? — risuonò la voce di Leon.
— Yvonne non lo farebbe mai. La conosco.
— Forse la conoscevi. In cinque anni le persone cambiano, Raven.
La rossa staccò la schiena dal tronco e si avvicinò al ragazzo, puntandogli un dito al petto.
— Può darsi, ma non la abbandonerò. Neppure se dovesse rivelarsi una trappola.
Leon alzò un sopracciglio, per nulla impressionato dai suoi modi aggressivi.
— Si può sapere perché è così importante per te?
Raven abbassò il braccio, distogliendo lo sguardo.
— Non sono affari tuoi — mormorò prima di dargli le spalle.
— Lo sono diventati da quando siamo partiti per una missione tutti insieme. Se tu rischi la vita la rischiamo anche noi.
— Nessuno ti ha costretto a partire — ribatté lei voltandosi di scatto. — La mia presenza era richiesta, la tua no!
Fu come se Leon avesse preso uno schiaffo in piena faccia. I suoi occhi color miele dapprima si spalancarono, poi si socchiusero, osservando Raven come se non l’avessero mai vista prima d’allora.
La ragazza si portò una mano alla bocca, pentendosi immediatamente della sua reazione. Erano tesi e stanchi, ma niente giustificava il suo comportamento. Allungò le dita per sfiorare il braccio del giovane, ma questi si scostò, indietreggiando disgustato.
— Leon, io...
Lui scosse la chioma argentea. — Lascia stare. Ho capito perfettamente il tuo punto di vista. Va bene così. — Poi iniziò a camminare senza guardarsi indietro.
— Dove stai andando? — gli urlò dietro Thalia.
— Ha importanza? Non abbiamo idea di dove sia questo posto, almeno evitiamo di rimanere fermi a perdere tempo.
Thalia gli corse dietro, mentre Darren si affiancava a Raven.
— Dovrai scusarti, prima o poi — le disse pacato.
La giovane abbassò la testa, colpevole. — Mi dispiace. Non volevo dire quelle cose, davvero.
— Lo so. Quello che non capisco è perché questa ragazza sia così importante per te.
Raven chiuse gli occhi, la fronte corrugata. — Lei...
— Ehi! Venite qui!
I due scattarono in direzione della voce e si affrettarono a raggiungere i compagni. Poco più avanti, il sentiero curvava bruscamente richiudendosi su se stesso.
— Non è possibile — disse Raven. — Non ha alcun senso.
— Invece credo che lo abbia — replicò Thalia legandosi velocemente i lunghi capelli biondi sulla nuca.
La rossa la guardò come se fosse impazzita, ma la maga stava già sollevando in aria il suo bastone magico, la cui pietra rifulgeva dello stesso azzurro dei suoi occhi.
Gli altri tre si coprirono il viso per non rimanere accecati e quando riaprirono le palpebre si trovarono davanti tutt’altro panorama.
Il bosco dal fogliame verde e dalla vegetazione rigogliosa era scomparso, lasciando il posto ad un ammasso di fronde rinsecchite, in piena stagione autunnale. Persino il sole non splendeva come prima, faticando a farsi spazio fra i rami.
— Magia — dichiarò Thalia.
— Grazie del suggerimento, non ci avevamo fatto caso — ribatté Darren con un sorrisetto furbo.
La ragazza sbuffò. — Invece di ringraziarmi. Se non fosse per me, saresti ancora lì a girarti i pollici.
— Incanto d’illusione, giusto? — li interruppe Leon.
La bionda annuì. — Di alto grado. Non me ne sarei mai accorta se non fossimo incappati in questo incidente di percorso — spiegò mimando con il dito la curva strana del finto sentiero ormai scomparso.
— Quindi che cos’è successo? Abbiamo a che fare con uno stregone distratto?
— Non direi. Qualcuno ha già cercato di contrastare il suo incantesimo, ma a quanto pare non c’è riuscito del tutto, creando una distorsione.
— Sì, è molto interessante, ma chi sa dirmi il motivo di tutto questo? —esclamò Raven, impaziente.
— Perché non lo chiedi alla tua amica Yvonne?
— Leon, vedi di...
— Ragazzi!
Tutti si voltarono verso Darren, le cui labbra erano tese in un ringhio che lasciava in bella vista i canini appuntiti.
— Abbiamo compagnia.
Tutto intorno al gruppetto erano comparsi degli uomini. Alcuni stringevano in mano dei grossi spadoni, altri delle asce e un ultimo un arco piuttosto grezzo. Le loro espressioni non lasciavano presagire nulla di buono.
— Guarda guarda, che cos’abbiamo qui? — chiese l’uomo di fronte Darren. La sua voce era rauca e aveva una grossa cicatrice che andava da sotto l’occhio destro al mento. — Un gruppo di giovani avventurieri sprovveduti.
L'arciere sbuffò. — Posso darti ragione sulla prima parte, ma l’ultima proprio non mi convince — disse ironico.
— Ha la lingua lunga il ragazzo — rise l’uomo, seguito a ruota dagli altri. — Che ne dici se te la taglio? Un lavoro veloce, molto sangue e urla, la mia specialità. — Si leccò le labbra e gli occhi grigi s’illuminarono di una luce inquietante.
Raven sentì un brivido salirle su per la schiena. Scoccò uno sguardo a Thalia e la guardò annuire, mentre Leon stringeva la mano destra attorno all’elsa della sua spada.
— È troppo vicino a Ren — sussurrò alla bionda.
— Ci penso io — rispose la maga con un occhiolino. — Tu occupati di quello — indicò l’arciere con un cenno della testa.
— O forse dovrei iniziare dalle fanciulline che sembrano non prestarmi attenzione — risuonò ancora la voce del bandito.
Le due ragazze lo guardarono in cagnesco, ma non reagirono. L’uomo avanzò fino a Raven, prendendole il viso con una mano e girandolo per osservarla meglio.
— Anche se sarebbe un peccato. Potremmo prima divertirci un po’...
— Levale le mani di dosso.
Il bandito trasalì, lasciando la presa sulla ragazza. Sotto il suo orecchio, brillava la punta affilata della spada di Leon. Il movimento era stato così veloce che nessuno si era accorto di niente.
— Ti conviene abbassare l’arma se non vuoi che i miei ragazzi stacchino la testa ai tuoi amici — ringhiò l'uomo con un lievissimo tremore nella voce, che non passò inosservato alle orecchie del suo avversario.
— Per adesso mi interessa la tua di testa — ribatté il ragazzo con un sorriso feroce.
Raven indietreggiò di un passo con espressione disgustata. — Fagli abbassare le armi — ordinò accennando agli altri uomini.
Il bandito con la cicatrice deglutì roteando gli occhi in cerca di aiuto. Quando nessuno aprì bocca, capitolò.
— L’avete sentita? Fate come ha detto! — urlò.
Nessuno si mosse.
— Razza di idioti, siete diventati sordi? Ho detto di abbassare quelle dannate armi! — gridò fuori di sé.
— Mi dispiace, Nort.
Raven ebbe appena il tempo di scansarsi prima che una freccia trapassasse il collo dell’uomo, che si afflosciò a terra rantolando.
La rossa e Leon si guardarono sorpresi. A quanto pareva non avevano davanti dei semplici banditi, ma...
— Mercenari — mormorò Darren.
— Indovinato, ragazzo — esclamò uno degli uomini rimasti. Portava un mantello violaceo su una spalla, uno di quelli che usano gli arcieri per non avere impedimenti nel tendere l’arco. Peccato che in mano avesse un’ascia.
— Facciamo così: voi ci date tutto quello che avete, armi comprese, e noi vi lasciamo andare. Mi sembra un patto equo.
Darren si mosse per la prima volta, scoccando uno sguardo verso i compagni. Leon annuì nella sua direzione.
— Ho un’altra proposta. Vi girate, tornate da dove siete venuti e noi non vi uccidiamo.
I mercenari risero di gusto.
— Due ragazze, uno spadaccino e... cosa saresti tu? — chiese l’uomo continuando a ridacchiare. — E dovremmo aver paura di voi?
I canini di Darren scintillarono, mentre scostava il mantello per scoprire l’arco. L’uomo continuò a ridere, almeno finché il ragazzo non lasciò cadere arma e faretra a terra.
— Vedo che inizi a ragionare — si complimentò.
Darren fece un cenno a Thalia, che chiuse gli occhi. Poi ringhiò – e fu un vero e proprio ringhio animale – verso il mercenario.
— Sto rispondendo alla tua domanda — disse. — Io sono...
La trasformazione avvenne in un lampo. Fu come se qualcuno avesse acceso un falò, le cui fiamme erano divampate così forti da accecare e riscaldare chiunque fosse in un raggio di poche braccia. I mercenari indietreggiarono, mentre il calore diminuiva e al posto del ragazzo compariva un enorme lupo nero, dagli occhi rossi esattamente come quelli che aveva da umano.
La seconda a muoversi fu Thalia. Pronunciando velocemente una formula, evocò una barriera azzurrina fra i compagni e i mercenari, che riuscì a fermare appena in tempo la freccia scoccata in direzione di Darren.
Il resto avvenne in un vortice confuso.
Raven scattò verso l’arciere nemico, la spada sguainata, e gli trafisse il petto prima che avesse il tempo di incoccare un’altra freccia, poi ingaggiò uno scambio di colpi con uno dei mercenari con l’ascia. Leon atterrò un paio di uomini con la spada, trafiggendone uno e lasciando che l’altro fuggisse tra gli alberi. Darren, dal canto suo, addentò al collo l’uomo che aveva preso la parola poco prima e morse una gamba del mercenario che combatteva con Raven, permettendole di finirlo. Thalia preferì un approccio a distanza, scagliando scariche di luce azzurrina che provocavano spasmi nel corpo delle vittime, così forti da fargli perdere i sensi.
Il tutto non durò più di qualche istante, ma quando fu finita, sembrava che sul posto si fosse combattuta una vera e propria battaglia. C’era sangue dappertutto, mischiato ai cadaveri e alle armi abbandonate. I mercenari ancora vivi erano privi di sensi e Thalia assicurò che non avrebbero aperto gli occhi per un bel po’.
Dopo aver frugato alla ricerca di qualcosa di utile – trovando soltanto qualche moneta d’argento, del formaggio e del pane – Raven si rivolse a Darren.
— Puoi tornare fra noi adesso — suggerì.
Per tutta risposta, il lupo strofinò il muso sulla gamba di uno degli uomini, come per pulirsi dal sangue, poi si accucciò in disparte. La ragazza lo osservò guaire, percependo nuovamente il calore della trasformazione, poi chiuse gli occhi e, quando li riaprì, vide un Darren chino su un ginocchio, barcollante e con il volto sporco di sangue. Corse da lui, inginocchiandosi al suo fianco.
— È tutto a posto? — chiese togliendogli i capelli dal volto con cautela. Notò che i canini erano ancora piuttosto lunghi.
Lui si scostò, passandosi il dorso della mano sulla faccia per pulire il sangue rimasto, il che contribuì a spargerlo sulla pelle ancora di più. Raven tirò fuori un quadrato di stoffa scura dal sacchetto legato al fianco e lo bagnò utilizzando la sua fiaschetta d’acqua.
— Vieni qui — gli disse attirandolo gentilmente a sé.
Darren grugnì. — Da’ qua, posso fare da solo — ringhiò strappandole la stoffa dalle mani e affondandoci il viso.
La rossa si alzò in piedi, lasciandogli qualche momento per riprendersi, e si avvicinò agli altri.
— Nessuno di noi ha sentito niente — dichiarò incrociando le braccia al petto.
Thalia si rigirò il bastone fra le mani. — È colpa dell’incantesimo. È come se avessimo camminato in una realtà parallela, finché non ho spezzato il velo catapultandoci di nuovo qui.
— In pratica questi idioti stavano percorrendo la nostra stessa strada su un piano diverso e quando siamo tornati ci siamo letteralmente caduti sopra — precisò Leon.
— Esattamente. Per questo non abbiamo percepito la loro presenza.
Raven annuì.
— Quindi ora dovrebbe essere più facile raggiungere Lanterville, giusto? 
— Più di quanto tu creda!
Darren, di nuovo in piedi, indicava un punto alle loro spalle. I tre ragazzi si voltarono e, al bivio che aveva sostituito il precedente sentiero, scorsero finalmente un cartello con due frecce intagliate nel legno. Una di esse, quella sulla sinistra, recava la scritta: “LANTERVILLE”.
— Il primo colpo di fortuna della giornata — sospirò Leon sistemandosi il cinturone della spada.
L'arciere gli passò accanto e recuperata la sua arma - con annessa faretra - lo spintonò lievemente.
— Te l’avevo detto che era la strada giusta.
L'altro alzò gli occhi al cielo, mentre le due ragazze si scambiavano uno sguardo divertito.
Prima di riprendere il cammino, Raven scoccò un ultimo sguardo al luogo. La missione era iniziata sotto un marchio insanguinato di morte. Sarebbe finita allo stesso modo?

Capitolo 2
15 Dicembre 2015

Etichette: , , , , ,