Villaggi

Sono in un villaggio.
No, aspettate... I miei personaggi sono in un villaggio. Quindi ci sono anche io, nel senso che manca poco che vada alla ricerca di un pozzo dove attingere l'acqua invece che aprire il frigorifero. Mi sa che sono entrata un po' troppo nella storia. Tra quello che studio per l'università e il fantasy, non so più quale sia il mondo reale. Farò la fine di Alice nel paese delle meraviglie

Comunque, dicevo, sto scrivendo di questo benedetto villaggio. Già per crearlo ho imbrattato decine di fogli nel tentativo di farne un disegno, una mappa, insomma tirare due righe dritte (anzi storte, dato che le case sono disposte a cerchio). Quando ci sono riuscita, sono passata all'immaginare di che materiale fossero fatte le abitazioni, come fossero le strade di notte, se avessero un portone, un piccolo ponte, una locanda, una stalla, ecc. Ci sono stata una notte (e lo dimostrano le mie occhiaie). 
E' quasi più semplice descrivere una cittadella! Almeno le costruzioni sono in pietra. Qui, invece, ho dovuto inventare un metodo per illuminare che non desse fuoco alle gonne della gente durante il sonno. Le candele a fuoco libero non aiutano per niente, soprattutto se ci sono gatti che si divertono a saltare ovunque (sarà che sono abituata con la mia). 

Per non parlare del portone d'ingresso. Non poteva certo essere enorme come quello di una città, ma neanche troppo basso. 
Quindi cos'ho fatto? Semplice. Ho recuperato un metro, me lo sono appeso al collo e ho iniziato a girare per casa... misurando le porte. Ve lo giuro. L'ho fatto sul serio. Poi ho iniziato con i calcoli. Una persona in piedi ci passava perfettamente, ma una a cavallo? Quant'è alto un cavallo? E via alla ricerca del garrese.
Sto iniziando a capire il perché delle occhiatacce di mia madre quando mi incontra nel corridoio. Non credo sia normale trovare una tipa con un metro al collo che misura cose in giro. 

Non oso immaginare cosa succederà quando si smuoveranno un po' le acque. Tipo, dovrò descrivere un mercato. E io odio i mercati. Confusione, disordine, odori forti... Già non li sopporto nella vita reale, pensate un po' a scriverne. Mmh, dovrò inventarmi qualcosa, tipo "il mercato più ordinato del mondo". No, scherzo, farò tutto per bene, ok? Anche perché altrimenti il mio migliore amico viene qui e mi lega alla sedia finché non ho finito. Vuole leggere, glielo dite voi che sono nella confusione più totale?
Anzi, ora torno al lavoro, va. Il sabato sera mi attende, ma non prima di aver terminato i miei doveri.

A domani, draghetti!

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